Depressione maggiore sintomi. Che cos’è la depressione maggiore e come si manifesta

Depressione maggiore è un disturbo dell’umore caratterizzato da tristezza profonda, perdita di interesse, calo della spinta vitale e pensieri pessimistici. 
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    La Depressione maggiore è un disturbo dell’umore caratterizzato da tristezza profonda, perdita di interesse, calo della spinta vitale e pensieri pessimistici.

    L’organizzazione mondiale della sanità (OMS)  ha considerato la depressione come uno dei disturbi più invalidanti al mondo e secondo l’Oms , entro il 2030 la depressione sarà la malattia cronica più diffusa nel mondo. In Italia colpisce oggi 4,5 milioni di persone: nella maggior parte sono donne (in rapporto 2 a 1 rispetto agli uomini).

    Chi soffre di depressione maggiore si sente devitalizzato, privo di energie e forza, privato della vitalità del suo desiderio. E’ un’enorme fatica alzarsi dal letto, lavarsi, fare colazione. L’idea di dover “riempire” la giornata diventa “opprimente”, perché la giornata è “vuota” o semplicemente “piena di nulla”, oscura.

    “la depressione è il novembre dell’anima e il dicembre del desiderio”

    Plilippe Labro

    Cerchiamo di vedere più da vicino questo disturbo dell’umore, soffermandosi sulla sua definizione, sui sintomi e sul suo trattamento. 

    Depressione maggiore sintomi

    La depressione maggiore è un disturbo dell’umore che si caratterizza per una persistente sensazione di tristezza, disperazione e perdita di interesse per le attività quotidiane. I sintomi della depressione maggiore possono variare da persona a persona, ma in generale includono:

    • Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni. Per esempio, una persona con depressione maggiore potrebbe sentirsi triste, vuota, senza speranza o irritabile per la maggior parte del tempo, senza una causa apparente.
    • Ridotto interesse o piacere per le attività che prima si apprezzavano. Per esempio, una persona con depressione maggiore potrebbe perdere il gusto di fare le cose che prima le piacevano, come uscire con gli amici, praticare uno sport o ascoltare musica.
    • Variazioni significative di peso o di appetito. Per esempio, una persona con depressione maggiore potrebbe dimagrire o ingrassare molto in poco tempo, oppure avere poco o troppo appetito.
    • Insonnia o ipersonnia. Per esempio, una persona con depressione maggiore potrebbe avere difficoltà ad addormentarsi o a rimanere addormentata, oppure dormire troppo e sentirsi ancora stanchi.
    • Agitazione o rallentamento psicomotorio. Per esempio, una persona con depressione maggiore potrebbe mostrare segni di nervosismo o di impazienza, oppure muoversi lentamente o parlare a fatica.
    • Affaticamento o mancanza di energia. Per esempio, una persona con depressione maggiore potrebbe sentirsi sempre stanco o sfiduciato, anche per compiere le attività più semplici.
    • Sentimenti di inutilità o di eccessiva colpa. Per esempio, una persona con depressione maggiore potrebbe avere un’immagine negativa di sé o sentirsi responsabile per cose che non dipendono da lei.
    • Difficoltà di concentrazione o di prendere decisioni. Per esempio, una persona con depressione maggiore potrebbe avere problemi a seguire una conversazione, a ricordare le cose o a scegliere tra diverse opzioni.
    • Pensieri ricorrenti di morte o di suicidio. Per esempio, una persona con depressione maggiore potrebbe pensare spesso alla morte, desiderare di morire o pianificare il suicidio.

    Per essere diagnosticata con depressione maggiore, una persona deve avere almeno cinque di questi sintomi per almeno due settimane, e questi devono causare una compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o personale.

    La depressione maggiore non è una debolezza di carattere o una condizione passeggera, ma una malattia seria che richiede un trattamento adeguato. Se si sospetta di soffrire di depressione maggiore, è importante consultare un medico o uno psicologo per ricevere una valutazione e un’assistenza appropriata.

    Depressione sintomi iniziali

    La depressione è un disturbo dell’umore che si manifesta con una persistente sensazione di tristezza, perdita di interesse e speranza, e una ridotta capacità di affrontare le sfide quotidiane. I sintomi iniziali della depressione possono variare da persona a persona, ma in generale includono:

    • Cambiamenti nell’umore, come irritabilità, ansia, apatia, pessimismo, senso di colpa o vergogna
    • Diminuzione del piacere o della soddisfazione per le attività che prima si apprezzavano
    • Difficoltà a concentrarsi, a prendere decisioni o a ricordare le cose
    • Alterazioni del sonno, come insonnia, ipersonnia, risvegli precoci o incubi
    • Variazioni dell’appetito e del peso, come perdita o aumento dell’appetito, anoressia o bulimia
    • Stanchezza cronica, mancanza di energia o motivazione
    • Dolore fisico diffuso, come mal di testa, mal di schiena, crampi o disturbi digestivi
    • Riduzione della libido o delle prestazioni sessuali
    • Pensieri negativi su se stessi, sul mondo o sul futuro, come sensi di inadeguatezza, disperazione, isolamento o suicidio

    La depressione non è una debolezza o una colpa, ma una condizione medica che richiede un trattamento adeguato. Se si sospetta di soffrire di depressione, è importante consultare un medico o uno psicologo per una valutazione accurata e per ricevere il supporto più adatto alle proprie esigenze.

    Depressione sintomi fisici

    La depressione è una condizione psicologica che può avere anche effetti sul piano fisico. Alcuni dei sintomi fisici più comuni della depressione sono:

    • Stanchezza e affaticamento: la depressione può causare una sensazione di stanchezza cronica, che non migliora nemmeno con il riposo. Questo può influire sulla capacità di svolgere le normali attività quotidiane e sul rendimento lavorativo o scolastico.
    • Insonnia o ipersonnia: la depressione può alterare il ritmo sonno-veglia, portando a difficoltà ad addormentarsi, a frequenti risvegli notturni o a un sonno eccessivo durante il giorno. Questo può avere conseguenze negative sulla salute fisica e mentale, come aumentare il rischio di obesità, diabete, malattie cardiovascolari e disturbi cognitivi.
    • Perdita o aumento di peso: la depressione può influenzare l’appetito, provocando una riduzione o un aumento della fame. Questo può portare a una perdita o un aumento di peso non voluti, che possono compromettere lo stato nutrizionale e la salute generale.
    • Dolore cronico: la depressione può aumentare la percezione del dolore e rendere più difficile sopportarlo. Alcune delle aree più colpite dal dolore sono la testa, il collo, la schiena e le articolazioni. Il dolore cronico può a sua volta peggiorare la depressione, creando un circolo vizioso.
    • Problemi sessuali: la depressione può ridurre il desiderio e il piacere sessuale, causando difficoltà di erezione negli uomini e di lubrificazione nelle donne. Questo può influire negativamente sulla qualità della vita e della relazione di coppia.

    Depressione sintomi fisici e mentali

    La depressione è un disturbo dell’umore che si manifesta con una persistente sensazione di tristezza, abbattimento, perdita di interesse e di piacere per le attività quotidiane. La depressione non è solo una reazione normale a eventi stressanti o difficili, ma una condizione clinica che richiede un’adeguata diagnosi e trattamento. La depressione può avere effetti negativi sia sul piano fisico che su quello mentale, compromettendo la qualità di vita della persona e il suo funzionamento sociale, lavorativo e familiare.

    I sintomi fisici della depressione possono includere:

    • disturbi del sonno, come insonnia, ipersonnia o risvegli precoci
    • disturbi dell’appetito, come anoressia, bulimia o aumento di peso
    • stanchezza, astenia o mancanza di energia
    • mal di testa, dolori muscolari o articolari
    • problemi digestivi, come nausea, vomito o diarrea
    • problemi sessuali, come riduzione del desiderio, della soddisfazione o della funzione sessuale
    • alterazioni del ciclo mestruale o della fertilità nelle donne
    • problemi cardiovascolari, come ipertensione, aritmie o infarto

    I sintomi mentali della depressione possono includere:

    • umore depresso, triste, vuoto o irritabile per la maggior parte del tempo
    • perdita di interesse o di piacere per le attività che prima si apprezzavano
    • senso di colpa, inutilità, vergogna o autocritica eccessiva
    • difficoltà di concentrazione, memoria o decisione
    • pensieri negativi, pessimistici o catastrofici sul presente e sul futuro
    • pensieri ricorrenti di morte, suicidio o autolesionismo
    • ansia, agitazione, nervosismo o paura
    • isolamento sociale, ritiro dalle relazioni o conflitti interpersonali
    • alterazioni dell’autostima, dell’immagine di sé o dell’identità
    • disturbi dell’umore associati al ciclo circadiano, come peggioramento al mattino o alla sera

    La depressione può avere cause diverse, tra cui fattori genetici, biologici, psicologici, ambientali o sociali. Non esiste un singolo test per diagnosticare la depressione, ma si basa su una valutazione clinica che tiene conto dei sintomi, della storia personale e familiare, del contesto di vita e delle eventuali condizioni mediche associate.

    Il trattamento della depressione può prevedere l’utilizzo di farmaci antidepressivi, la psicoterapia o una combinazione dei due. In alcuni casi possono essere necessari interventi più intensivi, come la terapia elettroconvulsivante o la stimolazione magnetica transcranica. Il supporto sociale e l’adozione di uno stile di vita sano sono altresì importanti per favorire il recupero e la prevenzione delle ricadute.

    I disturbi depressivi 

    Facciamo un passo indietro, cercando di capire innanzitutto che cosa siano i disturbi depressivi, soprattutto perché lo stesso termine depressione viene spesso usato per indicare uno dei diversi disturbi depressivi.

    I disturbi depressivi si caratterizzano della presenza di uno stato di tristezza così grave o persistente da arrivare ad interferire con il funzionamento delle normali attività di una persona attraverso la diminuzione dell’interesse o del piacere nello svolgere tali attività. La causa precisa e scatenante è ad oggi sconosciuta, ma probabilmente include fattori psicosociali, alterazioni della funzione neuroendocrina, modificazione nei livelli neurotrasmettitoriali o una componente ereditaria.

    La diagnosi si fonda sull’anamnesi, mentre il suo trattamento generalmente prevede psicoterapia o farmacoterapia (o anche entrambe).

    Sinteticamente, i disturbi depressivi possono essere classificati in:

    • Disturbo depressivo maggiore; 
    • Disturbo depressivo persistente; 
    • Altro disturbo depressivo specificato o non specificato.

    In questa categoria di disturbi dell’umore rientrano ad esempio anche il disturbo maniaco depressivo e il disturbo depressivo di personalità.

    Definizione

    Come abbiamo anticipato, il disturbo depressivo maggiore può essere definito come un disturbo dell’umore. Coloro che soffrono di questo disturbo tendono a vivere in una condizione di umore negativo frequente, caratterizzato dalla presenza di pensieri pessimistici e negativi su se stessi e il proprio futuro.

    La depressione maggiore coinvolge sia la sfera cognitiva che quella affettiva. Il paziente depresso tende a rimanere per tutto il giorno in uno stato di profonda disperazione, tristezza e apatia. In alcuni pazienti l’umore depresso è talmente profondo da non consentire neanche il pianto, ritengono di essere incapaci di sperimentare quelle che rappresentano le comuni emozioni e di sentire che il mondo e le persone intorno a loro siano senza colore e con meno vitalità.

    Differenza tra disturbo depressivo maggiore e minore

    Il Disturbo Depressivo Minore risulta essere caratterizzato da uno o più periodi di depressione, differenziandosi dal disturbo depressivo maggiore per un numero minore di sintomi e per la riduzione della sensazione del disadattamento. Sono invece sovrapponibili al disturbo depressivo maggiore il tipo e la durata dei sintomi. I pazienti infatti lamentano la sussistenza di un grande sforzo nello svolgere le normali attività quotidiane – proprio come succede nel disturbo depressivo maggiore – e riferiscono la presenza di calo di interesse per le attività di svago e/o per il lavoro. 

    Il disturbo depressivo minore tende a ridurre l’adattamento familiare, lavorativo o sociale, senza però mai raggiungere livelli di grave compromissione – a differenza di quello che avviene in coloro che soffrono di disturbo depressivo maggiore.

    Sintomi Depressione

    Sentirsi depressi è come vedere il mondo indossando occhiali con delle lenti scure, in cui tutto sembra difficile da affrontare – anche alzarsi dal letto al mattino ad esempio può essere vista come un’impresa insormontabile. Molte delle persone che soffrono di questo disturbo hanno la sensazione che gli altri non possano in alcun modo riuscire a comprendere il proprio stato d’animo. 

    Scendendo nel dettaglio, il disturbo depressivo maggiore si manifesta attraverso diverse tipologie di sintomi:

    • fisici;
    • emotivi; 
    • comportamentali;
    • cognitivi.

    I più comuni sintomi fisici sono:

    • nervosismo;
    • disturbi del sonno;
    • dolori fisici;
    • senso di stordimento;
    • perdita di energie;
    • agitazione motoria;
    • senso di fatica;
    • disturbi della concentrazione; 
    • disturbi della della memoria; 
    • aumento o perdita di peso; 
    • mancanza di desiderio sessuale; 
    • senso di nausea;
    • eccessiva sudorazione; 
    • accelerazione del battito cardiaco; 
    • vampate di calore o brividi di freddo.

    I sintomi emotivi e comportamentali

    Dal punto di vista emotivo, le tipiche emozioni provate da chi soffre di depressione maggiore sono: 

    • senso di colpa;
    • tristezza;
    • senso di vuoto;
    • angoscia;
    • disperazione;
    • irritabilità; 
    • mancanza di speranza nel futuro;
    • perdita di interesse per qualsiasi attività; 
    • ansia.

    Spostandosi adesso sul lato comportamentale, i principali sintomi risultano essere: 

    • riduzione delle attività quotidiane;
    • isolamento sociale; 
    • riduzione dell’attività sessuale;
    • difficoltà nel prendere decisioni; 
    • difficoltà nel risolvere i problemi; 
    • evitamento delle persone;
    • comportamenti passivi;
    • tentativi di suicidio.

    Infine, le persone che soffrono di disturbo depressivo maggiore tendono a presentare un modo di pensare estremamente disilluso, caratterizzato da pensieri negativi su se stessi, sul proprio futuro e sul mondo in generale. 

    Le frasi che spesso vengono ripetute sono ad esempio:

    • Se non piaccio a qualcuno, non posso essere amato”;
    • “Ho un problema da parecchio tempo. Ciò significa che non potrò mai risolverlo”;
    • Se fallisco in qualcosa vuol dire che sono un fallito”.

    Queste persone tendono a credere ad esempio che il commettere errori sia assolutamente vietato, che bisogna sempre essere di buon umore e che non si possano avere conflitti. Altri invece ritengono di non meritare nulla, arrivando ad accettare tutto quello che gli viene offerto senza neanche cercare qualcosa di migliore.

    Per il DSM-5 almeno uno dei sintomi deve comunque essere la perdita di interesse nel compiere qualsiasi cosa o la presenza di umore depresso.

    I primi approcci al trattamento del disturbo depressivo maggiore e le varie forme di intervento 

    Nel corso degli anni sono stati diversi gli sviluppi nella psicoterapia della depressione. Tra i primi approcci più strutturati troviamo quella di Campbell nel 1953. Si basava su un intervento strutturato in una serie di passaggi: una corretta diagnosi, la spiegazione al paziente dei sintomi somatici, la riduzione – o anche l’eliminazione – dei fattori ambientali aggravanti, la psicoterapia, l’informare amici e parenti sui bisogni del paziente, il rilassamento ed il riposo, la terapia occupazionale e infine la biblioterapia.

    disturbo depressivo maggiore

    Un altro approccio successivo e rilevante è stata la proposta di Kraines nel 1957, per poi arrivare ad una proposta più avanzata chiamata Mental Depressions and Their Treatment, in cui si sottolinea le basi biologiche della malattia maniaco-depressiva – così come aveva fatto lo stesso Campbell in precedenza -, ma considerando invece la psicoterapia essenziale come strumento in grado di abbreviare la malattia, alleviare la sofferenza del paziente e prevenire eventuali complicanze.

    Un’altra tecnica molto interessante e proposta da Kraines, è quella di evidenziare e valorizzare aspetti positivi in terapia. Focalizzando la discussione su questi aspetti, si tende infatti ad evitare che i pazienti si soffermino sulle proprie esperienze traumatiche sui propri fallimenti.

    Per Kraines è importante anche apportare alcuni cambiamenti nelle attività dei pazienti, suggerendo magari anche qualche forma più appropriata di attività intellettuale, manuale o ricreativa.

    In un successivo approccio, formulato da Arieti nel 1962, la depressione viene invece concepita come una reazione alla perdita. Per questo motivo il paziente deve riorganizzare il suo pensiero “in diverse costellazioni che non provocano tristezza”. Secondo Arieti la depressione tende a cambiare i processi mentali, apparentemente per diminuire la quantità di pensieri “al fine di diminuire la quantità di sofferenza.” 

    La psicoterapia analitica per la cura della depressione

    La psicoterapia psicoanalitica è una terapia a cui spesso si ricorre in

    caso di depressione. E’ una tecnica che mira soprattutto alla ricostruzione globale della personalità.  

    Attraverso l’interazione diretta con il terapeuta, il paziente riesce a diventare una vera e propria parte attiva nel proprio percorso di cura. Questo perché sia il terapeuta che il paziente sono coinvolti nella comprensione della malattia tramite l’esplorazione delle radici ambientali, familiari e intrapsichiche della depressione. 

    Il paziente inizia a fornire il materiale da analizzare, come sogni, racconti, narrazioni di eventi che hanno ad oggetto il suo stato emozionale ed affettivo. E’ poi il terapeuta, attraverso gli strumenti della psicoterapia analitica, che aiuta il paziente ad uscire dal proprio dolore, dalla prima insonnia e da ciò da cui fa fatica ad uscire. 

    Fondamentale nel percorso analitico è l’analisi dei processi di transfert e controtransfert che rappresentano una delle resistenze più forti al cambiamento. 

    La Psicoterapia Interpersonale della Depressione (IPT)

    Nonostante riconosca un ruolo importante dei fattori personalità, biochimici e genetici nel determinare la nascita della depressione, la Psicoterapia Interpersonale della Depressione (IPT) pone in primo piano le relazioni interpersonali del paziente.

    La IPT si presenta infatti come una psicoterapia che ha una durata limitata – ad esempio 12-20 settimane – e che tende ad analizzare la correlazione tra la depressione e le problematiche del paziente in ambito interpersonale, che possono rappresentare la causa del disturbo depressivo.

    L’obiettivo iniziale della terapia è innanzitutto quello di ridurre i sintomi depressivi, ma lo scopo generale è ovviamente quello di migliorare la qualità delle relazioni interpersonali del paziente. La tecnica utilizzata è l’inventario interpersonale, ovvero una vera e propria rassegna delle relazioni interpersonali – sia presenti che passate – che sono importanti per il paziente. Secondo la Psicoterapia Interpersonale della Depressione le problematiche interpersonali possono essere divise in quattro aree ben precise:

    • Deficit interpersonali (isolamento sociale, solitudine);
    • Transizioni di ruolo gravidanza, cambio lavoro, trasloco, ecc);
    • Contrasti interpersonali (con amici, famiglia, partner, ecc);
    • Lutto (morte di una persona cara).

    Dopo aver valutato quale area sia correlata maggiormente all’insorgere della depressione, ci si avvale di tecniche proprie di altre psicoterapie, tra cui quella  sistemico-relazionale, la cognitivo-comportamentale e quelle psicodinamiche.

    La psicoterapia cognitivo-comportamentale per la cura della depressione

    Aaron T. Beck è stato colui che forse ha dato il più grande contributo alla psicoterapia della depressione in ambito cognitivo. Fu infatti Beck a scoprire l’esistenza di pensieri negativi che sembrano spontaneamente emergere, da lui stesso definiti come “pensieri automatici” e il cui contenuto è ascrivibile in tre categorie:

    • Idee negative su se stessi; 
    • Pensieri negativi sul mondo;
    • idee negative sul futuro. 

    L’intervento psicoterapeutico si quindi focalizza principalmente su un’attenta valutazione – e successiva correzione – delle cognizioni tramite cui il soggetto tende a costruire costruisce l’interpretazione degli eventi futuri, passati e presenti – oltre la valutazione che ha di se stesso e della sua vita – aiutandolo ad individuare e modificare le convinzioni disfunzionali che contribuiscono alla sua sofferenza emotiva.

    Per fare questo, in terapia cognitiva si ricorre al cosiddetto metodo dell’ABC di Ellis. Partendo da un evento o da una situazione (A), si può vedere quale pensiero disfunzionale (B) abbia portato allo stato di sofferenza emotiva (C), passando poi alla discussione degli stessi attraverso il dialogo socratico, che consente di mettere in discussione le false credenze del paziente. L’obiettivo finale della terapia è quindi quello della ristrutturazione cognitiva.

    Terapia Metacognitiva

    Questa terapia prevede che vi siano alcuni fattori che tendono a favorire lo sviluppo – e poi il mantenimento – dei sintomi depressivi. 

    Questo approccio individua al pensiero perseverativo nell’eziopatolgenesi come avente un ruolo centrale, e più nello specifico nella ruminazione. In questo contesto con ruminazione si indica una certa modalità di pensiero passivo e ripetitivo riguardo proprio i sintomi della depressione, le sue conseguenze e le possibili cause. In breve vuol dire pensare continuamente al fatto che si è depressi.

    Secondo questo modello la ruminazione è mantenuta da un certo numero di credenze metacognitive maladattive che possono avere sia natura positiva che negativa. Questa complessa interdipendenza tra ruminazione  e metacognizioni sarebbe un fattore assolutamente determinante nella depressione.

    Tra gli strumenti maggiormente utilizzati nel trattamento troviamo l’Analisi Meta Cognitiva (AMC), con cui si identifica un pensiero iniziale o una sensazione corporea (A) e le conseguenze emotive (C), per poi passare successivamente all’identificazione delle metacognizioni disfunzionali (M).

    La sofferenza nella Terapia Metacognitiva non è quindi data da valutazioni errate sulla realtà, ma da valutazioni errate sul meccanismo che regola l’attività mentale.

    Trattamento psicoanalitico del disturbo depressivo

    In breve lo Psicoanalista aiuta il paziente a:

    • Dare un senso alla sua storia;
    • Prendere coscienza di quei funzionamenti inconsapevoli che tendono a creare le condizioni interne per l’instaurarsi del malessere depressivo;
    • Esplorare lo stile di vita / lavoro / socialità;
    • Segnalare l’opportunità di includere/escludere cause mediche;
    • Integrare il trattamento farmacologico;
    • Valutare l’opportunità di un trattamento psicoanalitico.

    Inizialmente il paziente fornisce al terapeuta tutto il materiale – come sogni, narrazione di eventi e racconti – che risultano essere utili per informare il terapeuta sullo stato affettivo ed emozionale del paziente. 

    Grazie alla relazione con il terapeuta – che è stata costruita in un primo momento – inizia il vero e proprio il processo analitico, ovvero si dispiega la possibilità che all’interno di un setting condiviso avvengono delle trasformazioni condivise. 

    Giunto inizialmente in terapia come soggetto passivo e in uno stato depressivo, e passato attraverso una lunga fase di esplorazione dei modi di manifestazione della della sua malattia, il paziente sarà più consapevole delle sue modalità di funzionamento affettivo/relazionale. In questo modo potrà agire attivamente su queste e controllare al meglio nel corso della sua vita. 

     Trattamento psicodinamico del disturbo depressivo

    Nell’ambito della psicoanalisi, il trattamento psicodinamico è spesso necessario per fornire delineazione e comprensione del ruolo che i fattori psichici hanno nel causare la depressione. Questa terapia non solo aiuta a risolvere gli episodi depressivi dei pazienti, ma li aiuta anche a vivere una vita più libera.

    La terapia psicodinamica aiuta i pazienti in due modi: 

    • aiutandoli a comprendere meglio le loro aree di sottosviluppo psichico;
    • fornendo un’esperienza relazionale significativa e sicura all’interno della quale la crescita psichica precedentemente ostacolata può riprendersi.

    Questo approccio tende a sottolineare il potere rinforzante della comprensione empatica che è sostenuta dal terapeuta, che nel tempo aiuta il paziente ad essere meno suscettibile agli episodi depressivi correlati alle frustrazioni e alle delusioni della vita.

    La terapia psicodinamica offre quindi l’opportunità di aiutare i pazienti a diventare più consapevoli dello loro intense paure relazionali e dei modi in cui le loro profonde reazioni a queste paure limitano le loro vite.

    Allo stesso tempo questo trattamento offre un ambiente sicuro all’interno del quale i pazienti possono lasciarsi coinvolgere in esperienze relazionali più emotivamente cariche ed autentiche.

    Massimo Franco
    Massimo Franco
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