Stalking psicologico: la molestia assillante, l’intrusione relazionale ossessiva

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Pathé e Mullen (1997) sono i primi a formulare una definizione operativa di stalking.

“ Una costellazione di comportamenti tramite i quali un individuo affligge un altro con intrusioni e comunicazioni ripetute e indesiderate a un punto tale da provocargli timore per la propria incolumità”.

Il desiderio individuale di relazionarsi e di entrare in contatto con gli altri è universale e parte integrante della condizione umana.

Quando, questo desiderio si trasforma in pretesa assillante di un contatto relazionale con un altro, il quale dichiara espressamente di non desiderarlo affatto, allora siamo di fronte ad una relazione patologica.

Questo scenario patologico, in cui interagiscono un persecutore e una vittima, configura le caratteristiche di stalking (molestia assillante) o obsessive relational intrusion (intrusione relazionale ossessiva) 

Dr. Massimo Franco psicologo e Psicoterapeuta Ancona

Il fenomeno dello stalking rappresenta un comportamento di molestia assillante che può avere conseguenze disastrose per la vittima. Si tratta di un’attività reiterata e invasiva, attraverso la quale l’aggressore cerca di imporre il proprio controllo sulla vita della persona perseguitata.

Le vittime di stalking possono essere uomini o donne di ogni età, ma in genere si tratta di donne che subiscono l’ossessione di un ex partner o di un conoscente indesiderato. La gravità del problema è aumentata con l’avvento delle nuove tecnologie, che consentono agli aggressori di monitorare costantemente la vita della vittima attraverso i social network o il telefono cellulare.

Gli effetti dello stalking possono essere devastanti per la salute psicologica e fisica della vittima. L’ansia, la paura, lo stress e la depressione sono solo alcuni dei sintomi più comuni. In alcuni casi, le persone perseguitate possono subire anche aggressioni fisiche o omicidi.

Per contrastare il fenomeno dello stalking, è importante sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema e fornire alle vittime gli strumenti necessari per proteggere la propria sicurezza. Tra le misure adottate a livello internazionale ci sono l’introduzione di leggi specifiche contro lo stalking e l’attivazione di centri antiviolenza specializzati nel supporto alle vittime.

In Italia, lo stalking è considerato un reato penale e prevede sanzioni molto severe per gli aggressori. Tuttavia, ancora oggi molte persone non denunciano le molestie subite per paura o vergogna. È quindi fondamentale continuare a promuovere campagne informative e a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di combattere questo fenomeno insidioso e distruttivo.

Stalker psicologia

Lo stalker è una persona che perseguita, molesta o minaccia un’altra persona, spesso un ex partner o una conoscenza, con comportamenti ossessivi e ripetitivi. La psicologia dello stalker è complessa e dipende da diversi fattori, tra cui il tipo di stalker, le sue motivazioni, la sua personalità e la sua storia personale.

Alcuni stalker possono avere disturbi psichiatrici, come il disturbo borderline di personalità, il disturbo narcisistico di personalità o il disturbo paranoide di personalità. Altri stalker possono essere motivati da sentimenti di rabbia, gelosia, vendetta o amore ossessivo. Lo stalker può usare vari mezzi per perseguitare la sua vittima, come telefonate, messaggi, email, lettere, regali, appostamenti, pedinamenti o violazioni della privacy.

Lo stalking può avere conseguenze gravi sulla salute fisica e mentale della vittima, che può sviluppare ansia, depressione, insonnia, disturbo da stress post-traumatico o paura per la propria sicurezza. Lo stalking è un reato penale in molti paesi e richiede l’intervento delle autorità competenti per proteggere la vittima e fermare lo stalker.

Psicologia stalker: l’approccio psicodinamico

La psicologia psicodinamica è una branca della psicologia che si occupa di studiare i processi inconsci che influenzano il comportamento umano. Tra questi processi, vi sono le motivazioni, i conflitti, le difese, i desideri e le paure che spesso sfuggono alla consapevolezza dell’individuo.

Uno dei fenomeni che la psicologia psicodinamica cerca di spiegare è lo stalking, ovvero il comportamento ripetuto e ossessivo di molestare, perseguitare o minacciare una persona, spesso un ex partner sentimentale. Lo stalker ha una personalità disturbata, caratterizzata da una bassa autostima, un forte senso di dipendenza affettiva, una scarsa capacità di gestire le emozioni e di tollerare la frustrazione. Lo stalker vive il rifiuto come un’umiliazione intollerabile e cerca di ristabilire il controllo sulla vittima, usando la violenza fisica o psicologica.

La psicologia psicodinamica propone alcuni modelli interpretativi dello stalking, basati sui concetti di transfert, controtransfert, proiezione e identificazione. Secondo questi modelli, lo stalker trasferisce sulla vittima le sue fantasie inconscie, spesso di natura sessuale o aggressiva, e le attribuisce sentimenti o pensieri che in realtà sono suoi. La vittima, a sua volta, può sviluppare una reazione di controtransfert, ovvero una risposta emotiva inconscia allo stalker, che può essere di paura, rabbia, colpa o compassione. Lo stalker può anche proiettare sulla vittima le sue parti negative o inaccettabili, come la debolezza, la pazzia o la malvagità, e identificarsi con le sue parti positive o desiderabili, come la forza, la sanità o la bontà.

Per esempio, uno stalker potrebbe immaginare che la sua ex fidanzata lo ami ancora e voglia tornare con lui, anche se lei lo ha lasciato e ha iniziato una nuova relazione. Questo è un caso di transfert positivo, in cui lo stalker proietta sulla vittima i suoi desideri irrealistici. Oppure, uno stalker potrebbe credere che il suo ex marito sia un mostro crudele e violento, che merita di essere punito e umiliato. Questo è un caso di transfert negativo, in cui lo stalker proietta sulla vittima le sue paure irrazionali. In entrambi i casi, lo stalker non riesce a vedere la realtà della situazione e a rispettare i sentimenti e i diritti della vittima.

Stalking: sindrome del molestatore assillante

La sindrome del molestatore assillante (Stalking) è una forma di violenza psicologica che si manifesta con l’invio ripetuto di messaggi, telefonate e contatti inopportuni da parte dello stalker.

Si tratta di un comportamento minaccioso e molesto che può avere effetti devastanti sulla vittima. Lo stalking è un reato grave punito dalla legge in molti paesi.

Lo stalking può essere considerato come una forma di abuso psicologico, dove la vittima viene costantemente osservata, controllata o minacciata dal molestatore.

Recensioni Dr. Massimo Franco Psicologo e Psicoterapeuta Ancona

Le tecniche utilizzate possono variare da messaggi inviati in modo anonimo alle lettere minatorie e persino all’utilizzo di nuove tecnologie per tenere sotto controllo la vittima.

La maggior parte delle volte, lo stalker è qualcuno che la vittima conosce già; tuttavia, alcune volte il molestatore può essere un estraneo.

Le conseguenze dello stalking sono spesso devastanti e possono portare alla Depressione, all’Ansia  e a problemi fisici come disturbi del sonno e disturbi dell’alimentazione . Gli effetti più gravi possono includere persino la morte per suicidio. 

 Stalking e condotte di stalking

La ricerca empirica ha permesso di evidenziare dei cluster di comportamenti che definiscono la condotta di stalking. Tutti questi comportamenti presentano le seguenti caratteristiche generali:

  1. Sono diretti a uno specifico individuo “vittima
  2. Sono intrusivi e indesiderati
  3. Inducono paura e preoccupazione nella vittima
  4. Inducono cambiamenti nelle abitudini di vita della
  5. Eccessiva ed inappropriata ricerca di affetto e intimità;
  6. Eccessiva ed inappropriata ricerca di contatto mediato, attraverso molteplici strumenti (es: telefonate, e-mail, doni indesiderati, messaggi tramite conoscenze comuni)
  7. Eccessiva ed inappropriata ricerca di contatto diretto (es: farsi trovare nella sede di lavoro/studio della vittima, cercare di entrare nei suoi ambiti sociali e relazionali);
  8. Sorveglianza della vittima (es: seguirla nei luoghi in cui va, attenderla sotto la sua abitazione,spiarla di nascosto);
  9. Invasione degli spazi personali della vittima (es: rubarle oggetti, intercettarle la posta, entrare in casa sua di nascosto);
  10. Molestia e intimidazione della vittima (es: insultarla mentre si trova con altre persone, spargere voci false su di lei; farle recapitare materiale minaccioso, offensivo o volgare);
  11. Coercizione e minaccia (es: minacciare di morte la vittima o qualche suo familiare);
  12. Aggressione e violenza (es: forzare ad atti sessuali indesiderati, aggredire fisicamente, danneggiare beni di proprietà della vittima).

Chi sono gli Stalkers?

I dati di ricerca ci dicono che:

  • in circa l’85% dei casi lo stalker è un uomo, conoscente, un ex partner o partner attuale della vittima. Inoltre più intima è la relazione, maggiore è il rischio di minacce e comportamenti violenti (McCann, 2000; Morrison, 2001; Street et al, 2007);
  • i comportamenti degli stalkers si raggruppano in funzione di specifici tratti di personalità e obiettivi relazionali impliciti.

Tipi di stalkers:

  • 1– Rifiutato
  • 2– Ricercatore di intimità
  • 3– Corteggiatore incompetente;
  • 4– Risentito;
  • 5– Predatore

Rifiutati: è caratterizzato da una modalità ossessiva di perfezionismo e di controllo interpersonale basata sull’inadeguatezza e dall’ansia da separazione, infatti non riesce ad accettare un rifiuto. La vittima e lo stalker hanno avuto in passato una relazione sentimentale che si è conclusa e lo stalking inizia proprio in seguito all’interruzione della relazione stessa, o nel momento in cui la vittima esprime la sua intenzione di terminarla. Il loro obiettivo relazionale è quello di impedire alla vittima di abbandonare la relazione.

Ricercatori di intimità: questi stalker di solito vittimizzano persone che non conoscono personalmente; indirizzano i loro sforzi nel tentativo di sviluppare una relazione con una persona che li attrae, generalmente hanno poche relazioni significative e conducono una vita piuttosto solitaria. La motivazione è pertanto quella di stabilire un rapporto intimo con la vittima

Corteggiatori incompetenti: questi soggetti solitamente prendono di mira persone con le quali hanno avuto solo un contatto casuale. Si tratta di persone incapaci di stabilire una relazione, che sono spesso anche incapaci di accettare un rifiuto. Sovente mettono in atto condotte di stalking nei confronti di più vittime e cercano un nuovo bersaglio ogniqualvolta non hanno successo con quello precedente.

Essi non sembrano avere la capacità di discriminare tra ciò che è socialmente accettabile e ciò che non lo è, per cui al fine di stabilire una relazione sentimentale attuano comportamenti impropri che costituiscono per loro modalità legittime di corteggiamento;

Risentiti: si tratta di individui che hanno la percezione di aver subito un torto o un’umiliazione da un altro individuo o da un gruppo di individui; si sentono, perciò, giustificati per il proprio comportamento.

Talvolta la vittima è vista come un simbolo delle persone che hanno tormentato ed umiliato lo stalker in passato e pertanto spesso viene scelta in maniera casuale. Il comportamento di stalking è messo in atto con il preciso e deliberato intento di generare paura nella vittima;

Predatori: tra i più pericolosi, metto in atto un’ampia gamma di comportamenti come “preparazione” ad una aggressione sessuale,sembrano presentare caratteristiche psicopatiche.

Per questi soggetti tale “preparazione” (e quindi il comportamento di stalking) risulta essere gratificante anche a prescindere dall’aggressione stessa; è la ricerca della sensazione di avere il totale dominio sulla vita della sua vittima.

Sindrome del molestatore assillante

La sindrome è costituita dalle seguenti componenti necessarie:

a. un attore (molestatore) che individua una persona nei confronti della relazione con la quale sviluppa un’intensa polarizzazione ideo-affettiva e verso cui mette in atto;

b. una serie ripetuta di comportamenti aventi i caratteri della sorveglianza e/o comunicazione e/o ricerca di contatto.

A questi comportamenti corrispondono diversi tipi di risposte da parte del bersaglio che vengono a costituire, insieme agli agiti del molestatore, la tipica dinamica relazionale e comunicativa della specifica coppia;

c. la persona individuata dall’attore (vittima) percepisce comunque soggettivamente come sgraditi e intrusivi tali comportamenti e, per definizione, li avverte con associato senso di paura e minaccia.

Componenti accessorie, ma non necessarie, della sindrome sono la presenza di minacce esplicite da parte dell’attore e di atti di violenza a cose e persone, in particolare violenza fisica sulla persona individuata (o su chi si frappone nella coppia) o di tipo sessuale sulla vittima.

Conseguenze possibili per la vittima sono grave stress emotivo con ripercussioni anche sul funzionamento sociale e lavorativo.

 Tale sindrome trova la sua “matrice dinamica nella incapacità/impossibilità di mantenere una relazione interpersonale significativa” e “nella incapacità di stabilire, mantenere e rispettare i limiti e il reciproco spazio di libero movimento”.

Si tratta cioè di persone che non riescono ad accettare il fatto di essere stati abbandonati o di non essere al centro dell’attenzione di un’altra persona (la vittima designata). Non sono in grado di elaborare la “ferita narcisistica” derivante dal rifiuto, più o meno esplicito.

Suddivisione dei comportamenti dei molestatori

I comportamenti dei molestatori si possono suddividere in:

a. comunicazioni intrusive, distinte secondo il mezzo usato (telefoniche, per posta, e-mail, facsimile o altro – per esempio messaggi lasciati sulla macchina o la porta di casa del molestato);

b. contatti, distinti in comportamento di controllo indiretto (seguire, spiare, mantenere sorveglianza attorno l’abitazione) oppure di approccio diretto al molestato, in pubblico, sul luogo di lavoro;

c. comportamenti associati, come ordinare beni per conto del molestato, inviare doni, far trovare oggetti (per esempio animali o parti di animali morti), vandalizzare la proprietà del molestato (per esempio tagliare le gomme dell’automobile), uccidere animali domestici della vittima.

Il Profilo Psicologico dello Stalker Psicopatico

Lo Stalker Psicopatico è un sottotipo dello Stalker Il narcisista perverso che rientra principalmente nella categoria di “Predatore“.

  • Forte distacco emotivo e freddezza associati al fascino superficiale.
  • Possiede un grandioso senso del valore personale, intelligenza manipolativa, assenza di segni di pensiero irrazionale o di sofferenza psichica.
  • Gode di egocentrismo patologico smisurato, nonchè incapace di provare amore o affetto.
  • Ha un continuo bisogno di nuovi stimoli anche sessuali ed è in continua ricerca compulsiva di nuove esperienze.
  • Inoltre, sostiene un utilizzo patologico di menzogne e tecniche di manipolazione.
  • Mancanza di rimorso e senso di colpa, dunque incapace di provare pentimento per eventuali atti persecutori avanzati nei confronti della sua vittima.
  • Insensibilità di empatia, ipercontrollo personale ed interpersonale.
  • Incapace a raggiungere obiettivi realistici o a garantire impegni a lungo termine.
  • Tendenza alla criminalità, paranoia internalizzata.

Borderline stalking

Il confine tra il perseguimento e lo stalking è spesso sfumato, soprattutto quando si tratta di stalking online o cyber-stalking. Questo comportamento può essere definito come “borderline stalking”.

Il borderline stalking si verifica quando una persona inizia a seguire le attività di un’altra persona online in modo ossessivo. Può includere l’invio ripetuto di messaggi, la creazione di account falsi per spiare o contattare la vittima, la raccolta di informazioni personali sulla vittima e la pubblicazione di queste informazioni online.

Mentre alcune persone potrebbero minimizzare questo comportamento come “normale curiosità”, può causare gravi danni alla salute mentale e al benessere della vittima. La vittima può sentirsi costantemente osservata ed essere angosciata dal pensiero che il loro stalker possa fare qualcosa contro di loro.

Il borderline stalking è illegale ed è considerato un reato penale. Le autorità possono perseguire chiunque commetta questi atti e le vittime sono incoraggiate a segnalare qualsiasi comportamento sospetto alle forze dell’ordine.

Per prevenire il borderline stalking, è importante adottare alcune misure preventive, come limitare l’accesso alle informazioni personali sulle piattaforme social media, utilizzare password sicure per i propri account online, evitare l’accettazione di richieste di amicizia da persone sconosciute e bloccare immediatamente qualsiasi persona che si riveli sospetta.

In caso di borderline stalking, è importante parlare con qualcuno che ci si fida, come un amico o un avvocato, per ricevere supporto emotivo. Inoltre, è possibile cercare aiuto professionale da un terapista o uno psicologo per gestire lo stress emotivo causato dallo stalking.

Chi è un borderline

Il termine “borderline” indica una persona affetta dal disturbo di personalità borderline, un disturbo che si caratterizza per una grande instabilità emotiva, relazionale e comportamentale. Le persone con questo disturbo spesso hanno difficoltà a gestire le proprie emozioni e i propri impulsi, possono avere problemi di autostima e di identità, e spesso vivono relazioni intense ma instabili.

Il comportamento borderline può assumere diverse forme, tra cui anche quella del cosiddetto “borderline stalking”. In questo caso la persona con il disturbo borderline può mostrare un interesse ossessivo per un’altra persona, seguendola e controllandone ogni mossa. Questo tipo di comportamento può essere molto pericoloso e preoccupante per la vittima.

Chi soffre di questa patologia ha bisogno di cure specifiche e di un supporto adeguato da parte di professionisti esperti nel trattamento dei disturbi di personalità.

Il trattamento può includere terapia individuale o di gruppo, farmaci e altre tecniche volte a migliorare la gestione delle emozioni e delle relazioni interpersonali.

Tuttavia è importante non confondere il comportamento borderline con quello del semplice “stalker”, in quanto il primo è frutto di una patologia psichiatrica che richiede un approccio clinico specifico.

In ogni caso, se si sospetta di essere vittime di stalking o si ha a che fare con persone che mostrano comportamenti preoccupanti o ossessivi, è sempre consigliabile rivolgersi alle autorità competenti o a professionisti qualificati per ricevere l’aiuto necessario.

3 tipi di amore malato: erotomania , narcisismo e borderline

L’amore può essere una forza positiva nella nostra vita, ma talvolta può trasformarsi in una forma malata di ossessione. Ci sono tre tipi di amore malato che possono portare a comportamenti borderline stalking: erotomania, narcisismo e borderline.

L’erotomania è un tipo di delirio in cui la persona crede di essere amata da qualcuno che in realtà non ha alcun interesse per lei. Il soggetto può inviare lettere d’amore, fiori o regali, oppure cercare il contatto fisico con la persona amata.

Questi comportamenti possono essere visti come romantici dal soggetto affetto da erotomania, ma possono essere percepiti come molestie dalla vittima.

Il narcisismo è un disturbo della personalità caratterizzato dall’eccessivo amore per sé stessi. Le persone affette da questo disturbo cercano costantemente l’approvazione degli altri e si sentono superiori agli altri.

Nel contesto dell’amore malato, il narcisista può diventare ossessionato dall’idea di avere una relazione con una persona che considera altrettanto “perfetta” come lui/lei. Questo comportamento può portare alla manipolazione e al controllo della vittima.

Il disturbo borderline della personalità è caratterizzato da un senso di instabilità emotiva e comportamentale. Le persone affette da questo disturbo hanno spesso relazioni interpersonali intense e turbolente.

Nel contesto dell’amore malato, il borderline può diventare estremamente dipendente dalla persona amata, cercando disperatamente la loro approvazione e attenzione. Possono anche utilizzare tattiche di manipolazione e minaccia per mantenere la relazione.

In sintesi, questi tre tipi di amore malato possono portare a comportamenti borderline stalking che possono avere conseguenze negative sulla vita delle vittime coinvolte. È importante riconoscere questi segnali precoci e cercare aiuto professionale per prevenire ulteriori violazioni dei propri confini personali e garantire il proprio benessere mentale ed emotivo.

Erotomania

In psichiatria è un tipo di disturbo delirante in cui il paziente ha la convinzione infondata e ossessiva che un’altra persona provi sentimenti amorosi nei suoi confronti.

L’erotomania è un disturbo mentale in cui una persona crede che un’altra persone sia innamorata di loro, nonostante la mancanza di prove concrete. Si tratta di un disturbo psicologico in cui la persona crede nella reciprocità dei propri sentimenti, anche se l’altra parte non li condivide.

Il soggetto con erotomania può inviare lettere o messaggi all’altra persona, fare regali, seguirla o contattarla in modo insistente.

Anche se l’altra parte rifiuta le avance, il soggetto con erotomania può continuare a credere nella sua storia d’amore immaginaria.

Erotomania: De Clérambault e la “follia d’amore”

Erotomania, questo è il termine con cui la cultura psichiatrica fin dal 1800 indica la “follia d’amore”, come manifestazione patologia dell’amore dove è smarrita la dimensione del sentire, della consapevolezza e comprensione del sentimento stesso.

Esquirol definisce ed individua le caratteristiche essenziali: la certezza di essere amato, il comportamento paradossale e contraddittorio dell’affetto, la supposta libertà sentimentale.

Nel 1909 Sérieux e Capgras la classificano come “delirio erotico”, inserita nelle sindromi deliranti e distinta in due categorie: un delirio d’interpretazione e uno di rivendicazione.

De Clérambault studia e descrive con maggiore precisione e interesse la “follia d’amore” o “delirio erotomanico” e lo articola in tre fasi:

Tre fasi:

  • Fase della speranza: questa fase, di lunga durata, vede il malato sperare che l’essere amato si dichiari apertamente. Di solito, l’erotomane rimane in questa fase.
  • Fase della delusione: il malato dopo un reale riscontro negativo cade spesso in Depressione, diventa aggressivo e ha tendenze suicide. Oppure rimuove gran parte dell’accaduto, se riesce a prenderne le giuste distanze.
  • Fase del rancore: l’aggressività si rivolge verso l’essere amato e può condurre, anche se raramente, all’omicidio.

Erotomania e deliri in De Clerambault

De Clérambault colloca l’erotomania tra i deliri cronici di tipo passionale, insieme a quelli di rivendicazione e gelosia.

Distingue una sindrome pura da casi misti o di erotomania “secondaria”, in cui “la sindrome erotomaniacale  è parte integrante di una psicosi.

La forma pura discende dal seguente “Postulato fondamentale delirante”:

il paziente è convinto di essere amato da un oggetto che “ha iniziato ad amare, ama di più, è lui solo ad amare”

Dal Postulato discendono i seguenti temi deliranti:

  • l’oggetto d’amore non può essere felice senza il soggetto,
  • Il soggetto protegge e vigila continuamente su l’oggetto,
  • se l’oggetto è sposato il suo matrimonio non è valido.
  • Le condotte di rifiuto delle attenzioni dell’erotomane da parte dell’oggetto d’amore sono interpretate in modo “delirante”. 
  • Significano esattamente il contrario: l’oggetto mette alla prova l’amore del paziente, oppure è costretto a dissimulare di fronte a parenti ed amici.
  • L’attaccamento per l’oggetto, tende ad insorgere in modo fulmineo, secondo la seguente triade sentimentale:
  • orgoglio
  • desiderio
  • speranza

Mullen e Pathè: patologia dell’amore

Mullen e Pathè nel trattare pazienti affetti da “patologia dell’amore” con comportamenti di molestie assillanti, hanno distinto la “convinzione morbosa di essere amati” dall’”infatuazione morbosa”.

Nella convinzione morbosa di essere amati il paziente mantiene tale credenza benché l’oggetto-persona individuato non faccia nulla per incoraggiarla o mantenerla; al contrario, se ne ha la possibilità, l’oggetto-persona cerca di chiarire il malinteso senza successo, perché le sue parole e azioni sono reinterpretate dal molestatore come conferma della reciprocità dell’interesse. La natura di tali convinzioni è delirante.

Nelle infatuazioni morbose la convinzione che il sentimento sia ricambiato manca, ma questi soggetti mostrano intensa polarizzazione ideo-affettiva sulle vittime, investendo molto del loro tempo e sforzi in ripetuti tentativi di approccio, diretti e indiretti.

Si ritiene che queste persone conducano esistenze socialmente svuotate.

In esse il desiderio di una relazione affettiva è controbilanciato dal timore del rifiuto, come dalla paura di un’eventuale intimità, sia sessuale sia emotiva.

Narcisismo

Il narcisismo può essere un fattore rilevante nel comportamento di borderline stalking. Le persone con disturbo di personalità borderline possono avere una forte dipendenza emotiva e psicologica dalle relazioni, e questo può portarle a cercare in modo ossessivo l’attenzione e l’affetto degli altri.

Il narcisismo, invece, si manifesta nell’eccessiva preoccupazione per se stessi e nella ricerca di gratificazione personale. Le persone con narcisismo possono sentirsi superiori agli altri e cercare di controllare le situazioni per ottenere ciò che desiderano.

Insieme, questi due disturbi possono portare a un comportamento di borderline stalking. La persona potrebbe sentirsi abbandonata o trascurata dal partner o dalla persona oggetto della loro ossessione, e quindi cercare di controllare la situazione in modo da ripristinare la relazione.

Potrebbero anche cercare di attirare l’attenzione dell’altro in modo ossessivo, invadendo la loro privacy o seguendoli ovunque vadano. Questo comportamento non solo è invasivo e fastidioso per la persona oggetto dell’ossessione, ma può anche causare danni psicologici alla persona che lo perpetra.

È importante sottolineare che il borderline stalking non è un comportamento normale o accettabile in nessun contesto. Se si sospetta di essere vittima di questo tipo di comportamento, è importante parlare con un professionista della salute mentale per trovare modi per proteggere se stessi e porre fine alla situazione.

Disturbo borderline di personalità

Il disturbo borderline rientra nella più ampia categoria dei disturbi di personalità, caratterizzati da modalità di comportamento e di pensiero disadattivi. Questi si manifestano in modo rigido, pervasivo ed apparentemente permanente.

Tendono a coinvolgere diverse sfere di vita e danno origine ad una scarsa consapevolezza, ovvero le persone che soffrono di questo disturbo faticano a vedere che il loro modo di agire e di pensare sia problematico, oppure se ne accorgono soltanto in parte.

In particolare, il disturbo borderline di personalità si presenta come molto vario, ma è caratterizzato da due nuclei portanti: uno legato alla regolazione delle emozioni ed uno legato alla sfera delle relazioni.

Per quanto riguarda il rapporto con le proprie emozioni, questo disturbo  è caratterizzato da una forte instabilità psicologica, in cui le emozioni tendono ad essere particolarmente intense. L’esperienza psicologica degli stati emotivi può condurre a stati mentali di caos emotivo incontrollato o a stati mentali di vuoto.

Le persone affette dal disturbo borderline di personalità temono molto questi stati. Per questo cercano di evitarli e controllarli, anche se spesso con strategie controproducenti, quali gesti autolesivi, abuso di sostanze o azioni impulsive. 

Nel disturbo borderline, le relazioni interpersonali sono instabili proprio come lo è il comportamento. In questo senso, la sensibilità è concentrata sull’evitare e il riconoscere la sensazione di essere abbandonati oppure rifiutati.

Ecco perché i soggetti affetti dal disturbo borderline di personalità possono assumere comportamenti dipendenti, sono preoccupati ed apprensivi davanti a segnali ambivalenti dell’altro e  possono risultare anche molto paranoici e controllanti nella relazione.

Massimo Franco
Massimo Franco
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