Disturbo d’ansia e psicoterapia: quando è necessario cercare le cause

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    Il disturbo d’ansia è quando la risposta dell’ansia agli eventi esterni/interni diventa troppo intensa e la persona vive le sue reazioni “ansiose”come eccessive

    L’ansia è una risposta necessaria e utile che si attiva di fronte ad una minaccia: se circoscritta, è una reazione adattiva volta al raggiungimento di uno scopo ovvero l’allerta nei confronti di un pericolo.

    Questa si trasforma in un problema quando diventa eccessivamente frequente ed intensa, tanto da causare una condizione di blocco emotivo del soggetto e delle sue forze, compromettendo la possibilità del raggiungimento del suo obiettivo. In questo caso, siamo di fronte ad un disturbo d’ansia.

    In sintesi, L’ansia è un’emozione che nella nostra quotidianità proviamo spesso. Quando questa emozione diventa troppo intensa e duratura, allora può verificarsi un disagio emotivo.

    Al fine di capire come gestire l’ansia è utile essere in grado di identificarla.

    Ma l’ansia di per sé non è un fenomeno anormale, ma un’emozione di base che porta l’organismo ad uno stato di attivazione quando una certa situazione viene percepita come pericolosa.

    Cerchiamo quindi di capire meglio che cos’è e come fare per gestirla.

    Ansia e disturbi d'ansia
    Recensioni Dr. Massimo Franco Psicologo e Psicoterapeuta Ancona

    Ansia: cos’è

    Ad oggi con il termine ansia si indica un complesso di reazioni sia fisiche che mentali. Sul piano corporeo comprende reazioni fisiologiche quali, ad esempio, dolore toracico, bocca secca o battito cardiaco accelerato.

    Quest’ultime sono rappresentate sul piano mentale in termini di “vissuto” dell’esperienza di ciò che avviene nel corpo.

    Lo stimolo, sia esso interno o esterno, viene “sentito” in termini di minaccia dell’Io: ad esempio, uno stimolo esterno come la presenza di un cane viene sistemato nelle stanze della mente come l’insieme delle esperienze avute fino a quel momento in relazione al cane.

    Se, infatti, il soggetto odia per motivi storici e personali, i cani, l’odio è parte integrante della rappresentazione del cane e la percezione del pericolo, sarà determinata anche dalla componente pulsionale-affettiva del soggetto.

    Ciò fa sì che il soggetto percepisca il pericolo, provi il vissuto ansioso, ma che sia inconsapevole della quota di aggressività che lo riguarda.

    Da un punto di vista etimologico, la parola ansia deriva dal termine latino Angere, che vuol dire stringere. Proprio il concetto di stringere ricorda molto la sensazione tipica che viene descritta da chi soffre d’ansia e di attacchi di panico:

    il soffocamento, un senso di pesantezza sul petto, come una morsa molto stretta che ci blocca in situazioni di disagio, non permettendo né di pensare in modo lucido né di vivere serenamente alcuni momenti della quotidianità e della vita.

    Quando l’ansia diventa un disturbo?

    Ci troviamo davanti ad uno stato mentale che è caratterizzato da una forte preoccupazione verso situazioni particolari, e che spesso ha delle ripercussioni negative sia sulla mente che sul corpo.

    In poche parole l’ansia altro non è che una risposta naturale del corpo ad una minaccia o ad una situazione di stress. Corrisponde a un sentimento di apprensione o di paura per ciò che verrà o che potrebbe succedere.

    Si tratta quindi di un’emozione assolutamente normale messa in moto dal’’organismo come meccanismo di allarme, al fine di evitare pericoli che indirettamente o direttamente possono essere fonte di minaccia.

    Ad oggi le maggiori ansie ruotano intorno al lavoro, alla vita familiare, al denaro, alla salute e ad altre questioni cruciali. Qualunque situazione o evento che può essere avvertito come minaccia – ad esempio la perdita del lavoro – può scatenare una reazione ansiosa.

    È proprio quando questa sensazione inizia a presentarsi con una certa regolarità e con livelli sproporzionati rispetto allo  stimolo, che si può sviluppare una risposta problematica che è capace di compromettere la qualità della vita a livello fisico e psichico.

    Ansia: quali sono i sintomi?

    Innanzitutto l’ansia può presentarsi all’improvviso oppure gradualmente, così come può durare dai pochi secondi ad anni.

    Gli attacchi di ansia possono differenziarsi notevolmente e i sintomi possono anche non essere uguali tra persona e persona.

    Vediamo quali sono:

    Sintomi generali dell’ansia:

    • senso di paura e di pericolo imminente;
    • paura di morire o di perdere il controllo;
    • tensione generale;
    • incapacità di rilassarsi;
    • apprensione;
    • ipervigilanza;
    • inquietudine.

    Sintomi psicologici dell’ansia:

    • preoccupazioni eccessive per questioni che in realtà sono secondarie;
    • tendenza al catastrofismo;
    • irritabilità e impazienza;
    • difficoltà a concentrarsi;
    • sensazione di perdita del senso della realtà;
    • disturbi della memoria;
    • disturbi del sonno.

    Sintomi neurovegetativi:

    • dispnea e iperpnea;
    • dolore toracico;
    • lipotimia – stordimento, vertigini, mancato equilibrio, svenimento imminente;
    • formicolio in alcune parti del corpo;
    • vampate di calore o di freddo;
    • sensazione di soffocamento;
    • bocca secca;
    • battito cardiaco accelerato o non regolare;
    • sudorazione eccessiva;
    • senso di debolezza e stanchezza;
    • tremori;
    • minzione frequente;
    • diarrea;
    • tensione muscolare.

    La psicoterapia come ricerca del sintomo

    Una delle domande più comuni per chi soffre di attacchi d’ansia è: come gestire l’ansia?

    È possibile imparare a gestirla?

    Come affermato in precedenza, l’ansia è una risposta necessaria e utile che si attiva di fronte ad una minaccia: se circoscritta, è una reazione adattiva volta al raggiungimento di uno scopo ovvero l’allerta nei confronti di un pericolo.

    Questa si trasforma in un problema quando diventa eccessivamente frequente ed intensa, tanto da causare una condizione di blocco emotivo del soggetto e delle sue forze, compromettendo la possibilità del raggiungimento del suo obiettivo. In questo caso, siamo di fronte ad un disturbo d’ansia.

    Da un punto di vista psicoanalitico, quando si parla di gestione dell’ansia, occorre spostare l’attenzione dal sintomo-ansia a ciò che il sintomo tenta di comunicarci. Il messaggio del sintomo appare incomprensibile, privo di senso e significato e spinge spesso nella direzione di volersene liberare al più presto, di metterlo a tacere.

    Tutti i tentativi di “eliminazione volitiva” non possono fare altro che aumentare l’ansia ed il relativo senso di impotenza che si prova, nel volerlo eliminare.

    Occorre fermarsi ad “ascoltare”, a ricercare uno spazio-tempo da dedicare all’ascolto di ciò che è sommerso e tenta di emergere.

    Il sintomo è un messaggio confinato nella dimensione inconscia della mente, è costretto all’esilio e  vive all’ombra della consapevolezza di ciò che il soggetto pensa di sapere, come quando si crede che guardare e vedere coincidano sempre, mentre non sempre si ascolta per sentire!

    Come imparare a gestire l’ansia: il ruolo della psicoterapia

    Psicoterapia psicoanalitica o psicodinamica

    Psicologo: chi è e cosa fa

    La gestione dell’ansia potrebbe essere distinta in due ambiti: normale e problematica. Quando l’ansia determina nel soggetto un vissuto di significativo disagio e difficoltà nella sua vita quotidiana, è il caso di rivolgersi ad uno specialista.

    In particolare, la psicoterapia ad orientamento analitico, pone l’accento sulle cause dell’ansia che vanno ricercate nel “conflitto” che viene a crearsi o determinarsi tra forze opposte.

    Il percorso psicoterapeutico è unico in quanto unica è la determinazione del  “nodo conflittuale”; quest’ultimo richiede ascolto, incontro con i relativi contenuti, decifrazione, elaborazione e, infine, accettazione.

    È la dimensione dell’accettazione che può determinare lo scioglimento-risoluzione del conflitto inconscio.

    L’approccio psicoanalitico, dunque, pone al centro del percorso psicoterapeutico la ricerca delle cause del sintomo. Il sintomo è il risultato del compromesso del conflitto di forze opposte tra loro.

    La domanda di aiuto rivolta al terapeuta è vista come richiesta di “spiegazione”, di risposta al perché del sintomo ed infine, di poter recuperare il “senso” del proprio stato di sofferenza.

    La risposta del terapeuta è costituita da “interpretazioni” nei confronti dei contenuti che emergono durante il percorso psicoterapeutico, all’interno di una relazione emotivamente intensa e ricca di significato.

    L’ascolto “empatico” della dimensione inconscia della mente, permette il contatto con contenuti che richiedono un processo di “decifrazione” per poi essere restituiti nella forma di “interpretazione”.

    L’interpretazione è un “contenuto assimilabile” per la mente del soggetto, a differenza della natura del “sintomo”.

    La psicoterapia ad orientamento analitico pone al centro la soggettività della persona e  il lavoro sull’inconscio, la dimensione più profonda del paziente e, al tempo stesso, più difficilmente accessibile perché sottratta all’attività volitiva.

    Psicoterapia psicoanalitica o psicodinamica

    Massimo Franco
    Massimo Franco
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