Disturbo Ossessivo Compulsivo: cos’è, cause, sintomi e cura

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    Il DOC – disturbo ossessivo compulsivo – indica un disturbo psichiatrico che si caratterizza della presenza di compulsioni e ossessioni. In precedenza il DOC era inserito nel capitolo dei disturbi d’ansia, ma dopo l’aggiornamento del 2013 del Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM-5), questo disturbo è stato inserito in una nuova categoria che comprende anche il disturbo da dismorfismo corporeo, il disturbo da escoriazione, il disturbo da accumulo e la tricotillomania.

    In questo approfondimento andremo a vedere quali sono i sintomi e le cause del disturbo ossessivo compulsivo, ponendo una particolare attenzione all’approccio terapeutico psicodinamico

    Disturbo ossessivo compulsivo

    Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) è una patologia psichiatrica caratterizzata dalla presenza di ossessioni e/o compulsioni che interferiscono significativamente con la vita quotidiana di chi ne soffre. Il DSM-5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, classifica il DOC come un disturbo a sé stante, non più incluso tra i disturbi d’ansia, riconoscendo la sua complessità.

    Il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato, come suggerisce il nome stesso, dalla presenza di compulsioni e/o ossessioni. Una compulsione può essere definita come un forte impulso a fare continuamente qualcosa, nonostante non lo si ritenga necessario o non si desideri farla. Spesso una compulsione viene compiuta per alleviare un’ossessione o l’ansia. Ad esempio, nel caso in cui si sia ossessionati dai germi è possibile che si presenti la compulsione di lavarsi le mani molte volte al giorno, anche se in realtà non sono sporche. Le ossessioni invece sono pensieri difficili da togliere dalla testa. Possono riguardare idee, immagini, preoccupazioni o impulsi a fare qualcosa.

    Solitamente avere un’ossessione provoca disagio e ansia, e la persona si trova costretta a ripetere l’atto compulsivo proprio perché tende a ridurre l’ansia stessa. Il risultato che ne deriva è però quello di instaurare il circolo vizioso ossessione-ansia-compulsione.

    Gli episodi di compulsioni e ossessioni tendono a compromettere in modo significativo anche il normale funzionamento lavorativo e sociale del soggetto. Il disturbo ossessivo-compulsivo colpisce dal 2 al 3% delle persone nell’arco della propria vita e indipendentemente dal sesso. Il disturbo può presentarsi durante l’infanzia, nell’adolescenza o nella prima età adulta. Generalmente i primi sintomi si manifestano molto precocemente e nella maggior parte dei casi prima dei 25 anni.

    Definizione e Criteri Diagnostici del DSM-5

    Il DSM-5 definisce il DOC come un disturbo caratterizzato da pensieri intrusivi, indesiderati e ricorrenti (ossessioni), che causano ansia e disagio. Per alleviare questo disagio, la persona sente il bisogno di eseguire atti ripetitivi o rituali (compulsioni), che però forniscono solo un sollievo temporaneo e possono finire per aggravare il disturbo nel lungo periodo. Gli esempi più comuni di ossessioni includono pensieri legati alla contaminazione (es. “Tutto ciò che tocco è sporco e può infettarmi”), mentre le compulsioni spesso si manifestano sotto forma di comportamenti come il lavaggio delle mani, il controllo ripetuto delle serrature, o il riordinare oggetti fino a raggiungere una simmetria perfetta.

    Per una diagnosi di DOC, il DSM-5 stabilisce che le ossessioni o le compulsioni devono essere presenti per la maggior parte dei giorni e devono durare almeno un’ora al giorno, causando significativo stress o compromettendo il normale funzionamento della persona in ambito sociale, lavorativo o relazionale. Inoltre, il soggetto riconosce, almeno in parte, che i suoi pensieri e comportamenti sono irrazionali, ma si sente impotente nel cercare di fermarli.

    Storia del DOC e la Sua Classificazione nel Tempo

    Il disturbo ossessivo-compulsivo non è una condizione recente. Nella storia della psichiatria, già nel XIX secolo si trovano descrizioni di individui che soffrivano di pensieri intrusivi e rituali ripetitivi. Per molto tempo, tuttavia, il DOC è stato considerato una forma estrema di disturbo d’ansia, data la forte correlazione tra i sintomi e l’ansia vissuta dai pazienti.

    È stato solo con l’aggiornamento del DSM-5 nel 2013 che il DOC è stato separato dai disturbi d’ansia e inserito in una nuova categoria diagnostica che include altre condizioni correlate, come il disturbo da accumulo, la tricotillomania (tirarsi i capelli), il disturbo da escoriazione (grattarsi la pelle in modo compulsivo) e il disturbo da dismorfismo corporeo. Questo cambiamento ha permesso di comprendere meglio le specificità del disturbo e di sviluppare approcci terapeutici più mirati.

    Importanza del Riconoscimento Precoce e del Trattamento Efficace

    Uno degli aspetti più cruciali nella gestione del DOC è il riconoscimento precoce del disturbo. Spesso, i sintomi iniziano in modo graduale, con piccoli comportamenti ritualistici che possono sembrare innocui all’inizio. Una persona potrebbe iniziare controllando una volta in più la serratura prima di andare a letto, oppure lavandosi le mani un po’ più del solito. Tuttavia, con il passare del tempo, questi comportamenti possono intensificarsi, fino a occupare una parte significativa della giornata e a diventare invalidanti.

    Il riconoscimento precoce del DOC è essenziale non solo per alleviare la sofferenza del paziente, ma anche per prevenire il peggioramento dei sintomi. Non trattato, il DOC può causare isolamento sociale, difficoltà lavorative, e persino depressione. Infatti, molti pazienti con DOC sviluppano altre patologie psichiatriche comorbide, come i disturbi depressivi o i disturbi d’ansia.

    Dal punto di vista emotivo, il DOC può essere estremamente debilitante. Immagina di vivere ogni giorno con una costante sensazione di ansia, alimentata da pensieri che non riesci a controllare, e di sentirti obbligato a ripetere azioni che, razionalmente, sai essere inutili. Questo porta molte persone a sentirsi intrappolate in un circolo vizioso, incapaci di sfuggire alle proprie ossessioni e compulsioni. I pazienti descrivono spesso un senso di vergogna e frustrazione, poiché riconoscono la natura irrazionale dei loro comportamenti ma non riescono a fermarli.

    Fortunatamente, con l’evoluzione della psicoterapia e dei trattamenti farmacologici, è possibile alleviare i sintomi del DOC. La psicoterapia psicodinamica, insieme alla terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), ha dimostrato di essere efficace nel trattamento del disturbo. Il trattamento può richiedere tempo e impegno, ma l’intervento tempestivo può evitare che il disturbo prenda il sopravvento sulla vita del paziente, restituendo speranza e migliorando significativamente la qualità della vita.

    Disturbo ossessivo compulsivo sintomi

    Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) si manifesta principalmente attraverso due categorie di sintomi distinti ma profondamente interconnessi: ossessioni e compulsioni. Comprendere a fondo la differenza tra questi due elementi è essenziale non solo per riconoscere il disturbo, ma anche per capire l’enorme impatto che ha sulla vita quotidiana di chi ne soffre.

    Le ossessioni sono pensieri, immagini mentali o impulsi ripetitivi, indesiderati e spesso intrusivi che provocano una forte ansia o disagio. Questi pensieri possono essere spaventosi, immorali o semplicemente illogici, ma nonostante la consapevolezza della loro irrazionalità, la persona che soffre di DOC non riesce a liberarsene. Le ossessioni prendono molte forme: dalla paura di essere contaminati da germi, alla necessità che tutto sia perfettamente in ordine, fino a pensieri aggressivi o tabù, come la paura di fare del male a qualcuno.

    Le compulsioni, invece, sono comportamenti ripetitivi o atti mentali che la persona si sente obbligata a eseguire in risposta alle ossessioni. Questi atti vengono messi in atto con lo scopo di ridurre l’ansia o di prevenire un evento temuto, anche se spesso sono palesemente irrazionali o eccessivi. Ad esempio, una persona potrebbe lavarsi le mani ripetutamente per alleviare l’ansia generata dall’ossessione per la contaminazione, anche se riconosce che le sue mani sono pulite. Oppure, potrebbe controllare più volte se la porta è chiusa, nonostante sappia di averla già chiusa correttamente. Le compulsioni possono anche essere mentali, come il contare, ripetere frasi o pregare.

    Il legame tra ossessioni e compulsioni è circolare: il pensiero ossessivo provoca ansia, e la compulsione sembra offrire un sollievo temporaneo. Tuttavia, questo sollievo è solo momentaneo, poiché l’ossessione tende a riaffiorare, innescando nuovamente l’intero ciclo. Il DOC, perciò, non è solo un insieme di pensieri o comportamenti fastidiosi, ma un disturbo che può consumare una parte significativa della giornata di una persona, impedendole di concentrarsi sul lavoro, sulle relazioni e sulle attività quotidiane, fino a compromettere gravemente la qualità della vita.

    Comprendere i sintomi del DOC è il primo passo verso una diagnosi corretta e un trattamento adeguato, che può includere terapie come la psicoterapia psicodinamica o cognitivo-comportamentale, oltre a eventuali farmaci che possono aiutare a gestire i sintomi più debilitanti.

    Differenze tra Ossessioni e Compulsioni: Esempi Concreti

    Le ossessioni sono intrusivi pensieri che sembrano impossibili da controllare. Per chi non soffre di DOC, è difficile immaginare quanto queste ossessioni possano dominare la mente di una persona. Pensiamo, ad esempio, a una persona con un’ossessione per la contaminazione. Ogni volta che tocca una maniglia o stringe la mano a qualcuno, un pensiero ossessivo la invade: “Ci sono germi dappertutto. Sto per ammalarmi gravemente”. Anche se razionalmente sa che non è vero, il pensiero si ripresenta costantemente, inondandola di ansia.

    Altri esempi di ossessioni includono:

    • Ossessioni legate al controllo: come la paura di non aver spento il gas o non aver chiuso bene la porta, con la conseguente sensazione che potrebbe succedere qualcosa di catastrofico.
    • Ossessioni di ordine e simmetria: un intenso bisogno che tutto sia perfettamente allineato o sistemato in un certo modo, come i vestiti nell’armadio o gli oggetti sulla scrivania.
    • Ossessioni legate a pensieri tabù: queste possono includere pensieri aggressivi, sessuali o religiosi indesiderati, come la paura di ferire qualcuno o di compiere un atto moralmente inaccettabile, anche se la persona non ha nessuna intenzione reale di farlo.

    Le compulsioni, d’altra parte, sono azioni ripetitive che una persona sente di dover compiere per ridurre l’ansia creata dalle ossessioni, anche se sa che sono irrazionali o eccessive. Ad esempio, una persona con un’ossessione per la contaminazione potrebbe sviluppare la compulsione di lavarsi le mani ripetutamente, anche fino a ferirsi la pelle. Ogni volta che compie questo gesto, l’ansia si riduce momentaneamente, ma presto ritorna, portando la persona a ripetere il comportamento.

    Altri esempi di compulsioni includono:

    • Pulizia e lavaggio: lavarsi le mani, pulire la casa, o disinfettare oggetti più volte al giorno anche se sono già puliti.
    • Controllo ripetitivo: controllare ripetutamente che la porta sia chiusa a chiave o che l’auto sia parcheggiata correttamente, a volte per ore, prima di riuscire a lasciare la casa.
    • Rituali mentali: contare, ripetere parole o frasi mentalmente, pregare in un certo modo o seguire schemi numerici per prevenire eventi temuti.
    • Riordinare: allineare oggetti in modo perfetto, simmetrico o sistemarli secondo un certo schema che “deve” essere rispettato, altrimenti l’ansia cresce.

    Le Categorie Specifiche delle Ossessioni e delle Compulsioni

    Per comprendere meglio la natura del disturbo, possiamo suddividere ossessioni e compulsioni in alcune categorie principali:

    • Contaminazione e pulizia: la paura irrazionale di essere contaminati da germi, sporco o sostanze pericolose. Le compulsioni spesso includono lavaggi ripetuti delle mani, pulizia ossessiva degli oggetti o evitare il contatto fisico con altre persone.
    • Ordine e simmetria: il bisogno che tutto sia perfettamente allineato o in ordine, con compulsioni legate al riordinare continuamente oggetti fino a che non “sembrano giusti”.
    • Controllo e sicurezza: ossessioni legate alla paura che qualcosa di terribile possa accadere se non vengono controllate certe azioni, come lasciare aperta una porta o dimenticare di spegnere il fornello. Le compulsioni includono il controllo ripetuto di serrature, interruttori o dispositivi.
    • Pensieri tabù o proibiti: ossessioni aggressive, sessuali o moralmente riprovevoli che provocano un’intensa angoscia. Le compulsioni possono includere preghiere ripetitive o rituali mentali per “riparare” i pensieri, o evitare situazioni che potrebbero far emergere queste ossessioni.

    Il Circolo Vizioso Ossessione-Compulsione

    Uno degli aspetti più debilitanti del DOC è il circolo vizioso che si instaura tra ossessioni e compulsioni. Il pensiero ossessivo genera ansia, e la compulsione sembra offrire una via d’uscita temporanea, riducendo l’ansia solo per un breve periodo. Tuttavia, la compulsione rinforza l’ossessione, creando un ciclo ripetitivo e difficile da interrompere. Ad esempio, una persona con la paura ossessiva di contaminazione potrebbe lavarsi le mani decine di volte al giorno per ridurre l’ansia. Tuttavia, l’ansia ritorna presto, spingendo la persona a ripetere il lavaggio.

    Questo circolo vizioso è spesso descritto come un’esperienza emotivamente e fisicamente estenuante. Ogni volta che una compulsione viene eseguita, la persona sa razionalmente che non è necessaria, ma si sente costretta a farlo per ottenere un sollievo temporaneo dall’ansia insopportabile.

    Per visualizzare meglio il ciclo ossessione-compulsione, si può immaginare un diagramma circolare che inizia con:

    1. Ossessione → 2. Ansia → 3. Compulsione → 4. Sollievo temporaneo → ritorno all’ossessione.

    Capire la differenza tra ossessioni e compulsioni è fondamentale per comprendere la natura del DOC e il suo impatto debilitante sulla vita quotidiana. Ogni paziente può presentare combinazioni diverse di ossessioni e compulsioni, ma il comune denominatore è il ciclo di ansia che governa i loro pensieri e comportamenti, intrappolandoli in un circolo vizioso che richiede trattamento terapeutico mirato per essere interrotto.

    Impatto Funzionale e Sociale del DOC

    Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) non si limita a essere un fastidio occasionale; è una condizione che può avere un impatto devastante su vari aspetti della vita quotidiana, intaccando il lavoro, le relazioni personali e la vita sociale. Le ossessioni e le compulsioni diventano centrali nella giornata di una persona, influenzando ogni scelta e azione e lasciando poco spazio per momenti di tranquillità. Questo costante ciclo di pensieri intrusivi e azioni compulsive non solo crea stress e frustrazione, ma può portare a conseguenze molto più serie, come la depressione e l’isolamento.

    Nel contesto lavorativo, il DOC può rallentare drasticamente la produttività e compromettere la capacità di svolgere compiti essenziali. Ad esempio, una persona con ossessioni legate al controllo può trascorrere ore a ricontrollare se ha completato correttamente un lavoro, o a verificare ripetutamente se ha chiuso la porta dell’ufficio. Questi comportamenti possono sembrare strani ai colleghi, che non sempre comprendono la gravità della situazione. Alla lunga, queste difficoltà possono portare a tensioni sul lavoro, ridurre la performance e, in alcuni casi, persino compromettere la carriera. La costante pressione di dover “fare tutto perfettamente” diventa un peso insostenibile, portando all’esaurimento.

    Anche le relazioni personali subiscono un forte impatto. Chi convive con il DOC può sentirsi spinto a chiedere continue rassicurazioni al proprio partner o ai familiari, alimentando dinamiche relazionali complesse e spesso tese. Ad esempio, una persona con ossessioni sulla pulizia potrebbe evitare abbracci o contatti fisici per paura di contaminazione, creando distanza emotiva tra sé e i propri cari. Questo può essere frainteso come mancanza di affetto o interesse, quando in realtà è la malattia a dettare il comportamento. La ripetizione costante di rituali o il bisogno di rassicurazione può logorare le relazioni, causando incomprensioni e frustrazioni.

    A livello sociale, il DOC può condurre al progressivo isolamento. Partecipare a eventi sociali o anche semplici attività come cenare fuori con gli amici può provocare grande ansia. Chi ne soffre potrebbe evitare situazioni che scatenano ossessioni o compulsioni, preferendo ritirarsi nella propria routine. Questo ritiro, se protratto nel tempo, può portare a un isolamento profondo, aggravando ulteriormente la condizione e creando un ciclo di solitudine e sofferenza.

    Impatto sul Lavoro

    Una delle aree della vita più colpite dal DOC è il lavoro. Per chi ne soffre, completare anche i compiti più semplici può diventare una sfida enorme. Prendiamo, ad esempio, una persona che ha un’ossessione per il controllo. Potrebbe passare ore a verificare e ricontrollare se ha eseguito correttamente una determinata azione, come l’invio di un’email o la preparazione di un documento. Questo rituale ripetitivo può rallentare drasticamente la produttività, creando frustrazione non solo per la persona coinvolta, ma anche per i colleghi e i superiori.

    In ambienti di lavoro ad alta pressione, questo può portare a errori o ritardi, compromettendo la carriera e la percezione di affidabilità del lavoratore. Una persona con DOC potrebbe evitare del tutto determinate mansioni, come interagire con i colleghi, se queste scatenano ansie legate alle ossessioni. Di conseguenza, le prestazioni lavorative possono soffrire a tal punto da spingere il soggetto a lasciare il lavoro o a essere licenziato, aggravando la sensazione di fallimento e inadeguatezza.

    Impatto sulle Relazioni Personali

    Anche le relazioni personali soffrono in modo significativo. L’ansia costante e il bisogno di rituali possono creare tensioni tra partner, familiari o amici. Una persona con DOC potrebbe chiedere continuamente rassicurazioni al partner (“Sei sicuro che la porta sia chiusa?” o “Pensavo di aver detto qualcosa di sbagliato, me lo confermi?”), fino a logorare la relazione. Gli altri, non capendo la natura del disturbo, possono sentirsi irritati o alienati, generando incomprensioni.

    Le compulsioni stesse possono interferire con il tempo di qualità passato insieme. Ad esempio, una persona con DOC legato alla pulizia potrebbe evitare abbracci o contatti fisici per paura di contaminazione, oppure potrebbe passare ore a pulire la casa, trascurando momenti importanti con il proprio partner o famiglia. L’intimità emotiva ne soffre, poiché chi ha il disturbo si sente intrappolato nei propri rituali, incapace di godere dei momenti di connessione con gli altri.

    Vita Sociale e Isolamento

    Il DOC può trasformare anche le semplici attività sociali in vere e proprie fonti di ansia. Partecipare a una cena con amici, ad esempio, può diventare un incubo per chi ha ossessioni legate alla contaminazione o al controllo. La persona potrebbe evitare il cibo preparato da altri, temendo che non sia stato cucinato correttamente o che contenga germi, o potrebbe sentirsi obbligata a lasciare l’evento per controllare se la porta di casa è stata chiusa correttamente. A lungo andare, questo può portare all’isolamento sociale, poiché la persona preferisce evitare del tutto situazioni che innescano le sue ossessioni o compulsioni.

    Questo ritiro dalla vita sociale ha un costo enorme, non solo in termini di opportunità perse per divertirsi e connettersi con gli altri, ma anche in termini di benessere psicologico. Il senso di solitudine può diventare schiacciante, alimentando ulteriormente l’ansia e la depressione. Molte persone con DOC si trovano intrappolate in un ciclo in cui le loro ossessioni alimentano il loro isolamento, che a sua volta aggrava il disturbo.

    Dati Statistici e Conseguenze a Lungo Termine

    Studi recenti mostrano che il DOC colpisce circa il 2-3% della popolazione mondiale, e spesso coesiste con altri disturbi psicologici. È frequente, infatti, che chi soffre di DOC sviluppi anche disturbi d’ansia generalizzata o depressione. Secondo i dati, circa il 40-60% delle persone con DOC sviluppa episodi depressivi nel corso della vita, a causa del costante stress emotivo legato alla gestione delle ossessioni e compulsioni.

    Le conseguenze a lungo termine del disturbo possono essere devastanti se non trattate adeguatamente. Il deterioramento delle relazioni, la perdita del lavoro e il progressivo isolamento possono portare a una grave compromissione della qualità della vita. Molti individui, incapaci di far fronte al costante peso delle ossessioni, si trovano in una condizione di disperazione e impotenza. Alcuni sviluppano comportamenti di evitamento per sfuggire alle situazioni che scatenano le loro compulsioni, limitando ulteriormente le loro esperienze quotidiane.

    L’Urgenza di un Trattamento Efficace

    Riconoscere precocemente il DOC e intervenire tempestivamente è fondamentale per evitare che il disturbo prenda il controllo totale della vita di una persona. La psicoterapia, in particolare l’approccio psicodinamico e cognitivo-comportamentale, insieme ai farmaci (come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina – SSRI), può fare una differenza significativa nel ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita. Tuttavia, il trattamento richiede pazienza e un impegno costante.

    In conclusione, il DOC non è solo una questione di pensieri e azioni fastidiose. È un disturbo che può stravolgere ogni aspetto della vita di una persona, con conseguenze devastanti se non trattato. Tuttavia, con il giusto supporto, è possibile rompere il ciclo di ossessioni e compulsioni e ricostruire una vita appagante e serena.

    Cause del DOC: Approccio Psicodinamico

    L’approccio psicodinamico al Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) offre una prospettiva unica, concentrandosi sull’idea che i sintomi del disturbo abbiano radici profonde nell’inconscio e che rappresentino manifestazioni di conflitti interni non risolti. A differenza degli approcci più medici e biologici, che vedono il DOC come il risultato di uno squilibrio neurochimico, la teoria psicodinamica considera le ossessioni e le compulsioni come difese psicologiche contro angosce profonde, conflitti interiori e traumi del passato.

    Nella visione psicodinamica, il DOC è il prodotto di conflitti inconsci che emergono dalla tensione tra desideri o impulsi inaccettabili e la paura delle loro conseguenze. Questi desideri inconsci, spesso legati a temi aggressivi, sessuali o di controllo, vengono repressi, ma riemergono sotto forma di ossessioni. Le compulsioni, invece, possono essere viste come meccanismi di difesa che il soggetto utilizza per cercare di gestire o contenere l’angoscia derivante da questi pensieri intrusivi. In altre parole, il paziente sviluppa rituali compulsivi come un modo per controllare o neutralizzare le paure che scaturiscono dai propri conflitti interiori.

    Due meccanismi di difesa che giocano un ruolo cruciale nel DOC sono la repressione e la proiezione. La repressione si verifica quando l’individuo rimuove dalla coscienza i pensieri e i desideri inaccettabili, impedendo loro di emergere direttamente. Tuttavia, questi pensieri non scompaiono, ma riemergono in forma distorta, attraverso ossessioni e paure incontrollabili. La proiezione, invece, è il processo attraverso cui la persona attribuisce a fattori esterni (come oggetti, persone o situazioni) ciò che non può accettare dentro di sé. Ad esempio, un individuo con ossessioni di contaminazione potrebbe proiettare la propria angoscia interiore sui germi o sulla pulizia, sviluppando la compulsione di lavarsi continuamente le mani.

    Un esempio classico di come questi meccanismi agiscono nel DOC può essere una persona che ha conflitti inconsci legati all’aggressività o al desiderio di controllo sugli altri. Questi impulsi vengono repressi perché ritenuti inaccettabili, ma emergono sotto forma di ossessioni legate al controllo (ad esempio, la paura di non aver spento correttamente il gas o di non aver chiuso la porta). Le compulsioni di controllo ripetuto rappresentano un modo simbolico per gestire queste ansie inconsce, cercando di evitare una catastrofe percepita come derivante dai propri impulsi inaccettabili.

    Rispetto all’approccio psicodinamico, le teorie biochimiche e neurobiologiche vedono il DOC come il risultato di disfunzioni nei circuiti cerebrali, in particolare nel sistema serotoninergico. Secondo questa visione, uno squilibrio nella serotonina e in altre sostanze chimiche cerebrali impedisce al cervello di regolare correttamente l’ansia, portando a ossessioni e compulsioni. I farmaci come gli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) sono quindi utilizzati per riequilibrare questi sistemi chimici e ridurre i sintomi del disturbo.

    Tuttavia, la teoria psicodinamica si concentra su ciò che causa queste ossessioni a livello simbolico ed emotivo, andando oltre il mero trattamento dei sintomi. Mentre le terapie farmacologiche possono fornire sollievo, l’approccio psicodinamico mira a una comprensione più profonda delle cause sottostanti del DOC, lavorando per risolvere i conflitti inconsci che alimentano i sintomi. Questo tipo di terapia può richiedere più tempo, ma offre la possibilità di un cambiamento più duraturo, liberando il paziente dalla necessità di controllare continuamente il proprio ambiente per gestire l’ansia.

    Il confronto tra la visione psicodinamica e quella neurobiologica evidenzia differenze sostanziali nell’interpretazione e nel trattamento del DOC. Se la seconda si concentra sull’aspetto biochimico, l’approccio psicodinamico offre una lettura più profonda, cercando di risolvere i conflitti emotivi che si nascondono dietro i sintomi, permettendo così al paziente di liberarsi da dinamiche interne che governano le sue ossessioni e compulsioni.

    Differenza tra Disturbo Ossessivo-Compulsivo e Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità

    Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) e il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità (OCPD) sono due condizioni psicologiche che, nonostante la somiglianza nei termini, presentano differenze profonde sia nei sintomi che nel modo in cui la persona percepisce tali sintomi. Comprendere queste differenze è essenziale per evitare diagnosi errate e per offrire un trattamento appropriato, poiché i due disturbi richiedono approcci terapeutici distinti.

    Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni. Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi indesiderati e ricorrenti, che causano ansia intensa e difficoltà a concentrarsi su altre attività. Per alleviare questa ansia, la persona mette in atto compulsioni, ossia comportamenti ripetitivi o atti mentali che, anche se riconosciuti come irrazionali, devono essere eseguiti per ottenere sollievo temporaneo. Ad esempio, una persona con DOC potrebbe sviluppare l’ossessione che la casa possa essere contaminata da germi, il che la spinge a lavarsi le mani in modo eccessivo e compulsivo, anche fino a provocarsi lesioni cutanee. Questo ciclo di ossessioni e compulsioni crea un profondo disagio, perché chi ne soffre riconosce che i suoi pensieri sono esagerati o privi di senso, ma si sente impotente nel controllarli. L’aspetto egodistonico del DOC è ciò che rende questo disturbo così debilitante: la persona si rende conto che le sue azioni sono irrazionali, ma non riesce a fermarsi.

    Al contrario, nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità (OCPD), il soggetto non ha ossessioni o compulsioni nel senso clinico. L’OCPD si manifesta attraverso una preoccupazione eccessiva per il perfezionismo, il controllo, l’ordine e le regole. A differenza del DOC, queste caratteristiche sono considerate dalla persona come positive o necessarie. Chi soffre di OCPD non vede i suoi comportamenti come problematici, ma piuttosto come tratti di personalità desiderabili che migliorano l’efficienza e la precisione. L’OCPD è egosintonico, il che significa che la persona non prova disagio per i propri pensieri o comportamenti; al contrario, ritiene che gli altri dovrebbero conformarsi ai suoi standard rigidi.

    Un esempio clinico di OCPD potrebbe essere una persona che insiste che tutto nella sua casa o sul luogo di lavoro sia perfettamente organizzato e ordinato, e che diventi frustrata se gli oggetti vengono spostati anche di pochi centimetri. Questa persona potrebbe passare ore a riordinare la scrivania in modo maniacale, evitando di delegare compiti agli altri per paura che non li svolgano con la stessa precisione. Tuttavia, mentre chi soffre di OCPD è estremamente attento al controllo e al perfezionismo, non percepisce questa esigenza come irrazionale o problematica, ma piuttosto come necessaria per garantire ordine e successo nella vita quotidiana.

    Le differenze tra DOC e OCPD si riflettono non solo nei sintomi, ma anche nell’esperienza soggettiva. Mentre nel DOC la persona desidera liberarsi delle proprie compulsioni e ossessioni perché le considera debilitanti, nell’OCPD la persona non vede un problema nei propri comportamenti. Ad esempio, una persona con DOC potrebbe passare ore a controllare ripetutamente se ha chiuso a chiave la porta di casa, nonostante sappia di averlo già fatto. Questo rituale, vissuto come forzato e stressante, viene eseguito per ridurre temporaneamente l’ansia. Nel caso dell’OCPD, una persona potrebbe passare altrettanto tempo a sistemare la propria casa o a pianificare meticolosamente ogni attività quotidiana, ma non percepirebbe alcuna ansia o disagio per questo; anzi, sentirebbe che questo comportamento è una parte essenziale del proprio successo e benessere.

    A livello terapeutico, queste distinzioni sono cruciali. Il trattamento del DOC spesso richiede l’uso della terapia cognitivo-comportamentale (CBT), focalizzata sulla riduzione dei rituali compulsivi e sulla gestione dell’ansia, con il possibile supporto di farmaci come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI). L’obiettivo principale è interrompere il ciclo ossessione-compulsione e migliorare la qualità della vita del paziente. Nel caso dell’OCPD, invece, il trattamento tende a concentrarsi sul miglioramento della flessibilità comportamentale e sulla riduzione del perfezionismo e della rigidità eccessiva. In terapia, l’individuo con OCPD potrebbe essere aiutato a comprendere come il proprio perfezionismo interferisca con le relazioni e con il benessere personale, facilitando l’accettazione di standard meno rigidi.

    In conclusione, nonostante le somiglianze apparenti, il DOC e l’OCPD sono disturbi molto diversi, e richiedono approcci terapeutici su misura. Il DOC è caratterizzato da un ciclo di ossessioni e compulsioni angosciante e debilitante, mentre l’OCPD è un disturbo di personalità caratterizzato da perfezionismo eccessivo e bisogno di controllo, vissuti come tratti positivi e necessari dalla persona.

    Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC)

    Il DOC è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni. Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi indesiderati, ricorrenti e intrusivi, che causano forte ansia. Le compulsioni sono comportamenti o atti mentali ripetitivi che la persona si sente costretta a compiere per ridurre l’ansia causata dalle ossessioni. Questi comportamenti non sono piacevoli, ma vengono messi in atto come tentativo di neutralizzare il disagio.

    Un esempio clinico di DOC potrebbe essere un individuo che ha ossessioni legate alla contaminazione. Questo soggetto potrebbe avere il pensiero intrusivo e ossessivo che tutto ciò che tocca è pieno di germi. Per ridurre l’ansia che ne deriva, sviluppa la compulsione di lavarsi le mani in modo eccessivo, fino a danneggiarsi la pelle. Nonostante sia consapevole dell’irrazionalità delle sue paure, si sente incapace di fermarsi.

    Il DOC è vissuto dal soggetto come un disturbo egodistonico: il paziente riconosce che i propri pensieri e comportamenti sono irrazionali e problematici, desidera liberarsene, ma non riesce a farlo. Questo porta a un grande disagio psicologico, con la sensazione di essere intrappolato in un ciclo di ansia e comportamenti compulsivi.

    Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità (OCPD)

    L’OCPD, invece, riguarda un pattern pervasivo di perfezionismo, rigidità e controllo che si manifesta in tutte le aree della vita di una persona. Chi soffre di OCPD tende a essere ossessionato dall’ordine, dalle regole e dalla perfezione, ma queste caratteristiche sono considerate parte della propria personalità e del proprio sistema di valori. A differenza del DOC, l’OCPD è egosintonico, cioè il soggetto non percepisce i propri tratti come problematici o irrazionali. Al contrario, spesso li vede come vantaggiosi o necessari.

    Un esempio clinico di OCPD potrebbe essere una persona che lavora in ufficio e passa ore a perfezionare ogni dettaglio di un rapporto, cercando che ogni cosa sia esattamente al suo posto, seguendo regole rigide. Questo individuo potrebbe essere molto critico nei confronti di se stesso e degli altri, mostrando poca tolleranza per errori o deviazioni dagli standard autoimposti. Sebbene questa persona possa sembrare esternamente disciplinata, la sua rigidità può portare a frustrazione, isolamento e difficoltà nelle relazioni interpersonali, poiché spesso impone lo stesso perfezionismo anche agli altri.

    Differenze Chiave tra DOC e OCPD

    La differenza principale tra DOC e OCPD sta nel modo in cui i pazienti percepiscono i propri sintomi. Nel DOC, le ossessioni e le compulsioni sono vissute come involontarie e indesiderate; la persona riconosce che sono eccessive e irrazionali, ma non riesce a controllarle. Nel OCPD, al contrario, i tratti di personalità perfezionista, il bisogno di ordine e la rigidità sono considerati dall’individuo come appropriati e necessari per mantenere il controllo. In altre parole, mentre nel DOC il paziente vuole liberarsi delle sue compulsioni, nel OCPD la persona non vede un problema nel proprio comportamento.

    Un’altra differenza cruciale riguarda il comportamento compulsivo. Nel DOC, le compulsioni sono messe in atto per alleviare l’ansia creata dalle ossessioni, mentre nell’OCPD non ci sono compulsioni legate ad ansie ossessive, ma piuttosto comportamenti perfezionisti che si manifestano in modo costante e diffuso.

    Importanza di una Corretta Distinzione e di Approcci Terapeutici Differenziati

    È fondamentale non confondere DOC e OCPD poiché richiedono approcci terapeutici distinti. Il DOC spesso risponde bene alla combinazione di terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e farmacoterapia, in particolare con l’uso di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI). L’obiettivo è aiutare il paziente a rompere il ciclo ossessione-compulsione e ridurre i sintomi legati all’ansia.

    Nel caso dell’OCPD, il trattamento può includere la terapia psicodinamica o cognitivo-comportamentale per aiutare la persona a riconoscere come i suoi tratti di personalità rigidi stiano influenzando negativamente la vita e le relazioni. Non essendo presenti compulsioni legate all’ansia, l’approccio terapeutico si concentra sul miglioramento della flessibilità comportamentale e sullo sviluppo di una maggiore tolleranza per l’incertezza e l’imperfezione.

    In sintesi, mentre DOC e OCPD possono sembrare simili in superficie, si tratta di disturbi molto diversi, e una diagnosi corretta è essenziale per garantire un trattamento efficace.

    Casi Clinici di Trattamento del DOC con Approccio Psicodinamico

    L’approccio psicodinamico al Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) si focalizza sull’esplorazione dei conflitti inconsci e delle dinamiche interne che alimentano le ossessioni e compulsioni. L’obiettivo è andare oltre i sintomi superficiali e comprendere le cause profonde che si nascondono dietro questi comportamenti. Il terapeuta, attraverso il dialogo e l’analisi delle esperienze passate, aiuta il paziente a riconoscere i traumi, i conflitti emotivi e le emozioni represse che possono essere alla base delle manifestazioni del disturbo. Questo processo consente al paziente di sviluppare consapevolezza e comprensione del proprio disagio, permettendogli di affrontare le radici inconsce dei suoi sintomi e, di conseguenza, di ridurre l’intensità delle ossessioni e delle compulsioni.

    Nell’approccio psicodinamico, le ossessioni e compulsioni sono spesso viste come difese contro ansie profonde o desideri inaccettabili che vengono rimossi dalla coscienza. Le compulsioni, quindi, non sono semplicemente comportamenti ripetitivi privi di senso, ma possono rappresentare simbolicamente il tentativo di tenere sotto controllo emozioni o conflitti nascosti. L’obiettivo della terapia è permettere al paziente di portare alla luce questi conflitti, elaborare le emozioni represse e sciogliere l’energia psichica che viene canalizzata nei sintomi ossessivo-compulsivi.

    Un aspetto centrale della terapia psicodinamica nel trattamento del DOC è l’attenzione ai meccanismi di difesa utilizzati dal paziente, come la repressione e la proiezione. Questi meccanismi, che spesso proteggono la persona da emozioni troppo dolorose o conflitti troppo complessi, si esprimono attraverso i sintomi ossessivo-compulsivi. La repressione si verifica quando desideri o impulsi inaccettabili vengono rimossi dalla coscienza, ma rimangono attivi nel subconscio e si manifestano sotto forma di ossessioni. La proiezione, invece, avviene quando la persona attribuisce a oggetti o persone esterne ciò che non può accettare in se stessa, come ad esempio la paura di contaminazione che diventa una metafora per il bisogno di purificarsi da sentimenti di colpa o vergogna interiori.

    L’approccio psicodinamico viene applicato a diverse tipologie di DOC. Nel caso del DOC da contaminazione, il trattamento si concentra sull’analisi simbolica del bisogno di pulizia come difesa contro emozioni rimosse, come la vergogna o l’inadeguatezza. Per un paziente con DOC da ordine e simmetria, la terapia esplora il bisogno di controllo e perfezione, spesso legato a una sensazione di caos emotivo o a esperienze di vita imprevedibili. Nei casi di DOC con pensieri intrusivi aggressivi, l’approccio psicodinamico si focalizza sull’accettazione di emozioni come la rabbia o l’aggressività, che sono state represse e si manifestano attraverso pensieri ossessivi, consentendo al paziente di affrontare queste emozioni in modo più sano.

    Un aspetto fondamentale di questo tipo di trattamento è il processo di scoperta che il paziente vive durante la terapia. Quando la persona riesce a collegare i sintomi attuali a conflitti emotivi passati o a traumi inconsci, spesso si verifica un cambiamento significativo. Questo può avvenire, ad esempio, quando il paziente realizza che le sue compulsioni sono una risposta simbolica a paure o emozioni che ha vissuto nella sua infanzia o in relazioni passate. Questo insight permette al paziente di ridurre gradualmente i comportamenti ossessivi, sviluppando nuove modalità di gestione dell’ansia e delle emozioni difficili.

    L’approccio psicodinamico, quindi, non si limita a ridurre i sintomi, ma offre al paziente una comprensione profonda delle origini del proprio disagio, permettendo un cambiamento più duraturo e una maggiore capacità di affrontare le sfide emotive. Attraverso l’esplorazione dei conflitti inconsci e l’elaborazione delle emozioni rimosse, il paziente può liberarsi dal circolo vizioso delle ossessioni e compulsioni, raggiungendo un maggiore senso di equilibrio e benessere psicologico.

    Caso 1: DOC da Contaminazione – La Storia di Anna

    Anna, una donna di 32 anni, si presentò in terapia con ossessioni legate alla paura della contaminazione. Si lavava le mani più di 50 volte al giorno, evitava luoghi pubblici e rifiutava il contatto fisico con chiunque, temendo di contrarre malattie. Anna era consapevole dell’irrazionalità delle sue paure, ma non riusciva a interrompere il ciclo compulsivo di lavaggi continui.

    Durante il trattamento psicodinamico, emerse che la paura della contaminazione di Anna era collegata a un trauma infantile. Da piccola, aveva vissuto in una casa in cui la madre, ossessionata dall’igiene, la rimproverava spesso per non essere “abbastanza pulita”. Queste esperienze avevano radicato in Anna l’idea che la sporcizia fosse pericolosa e associata a sentimenti di colpa e vergogna. Nel corso delle sedute, esplorando il suo passato, Anna riuscì a collegare il suo attuale comportamento compulsivo alla relazione con la madre, comprendendo che la sua paura di contaminarsi era una manifestazione simbolica della sua paura di “non essere abbastanza”.

    Un momento chiave della terapia fu quando Anna si rese conto che il lavarsi compulsivo non era solo una protezione contro i germi, ma un tentativo di “pulirsi” da un senso di inadeguatezza interiorizzato. Questo insight permise ad Anna di iniziare a ridurre gradualmente i lavaggi, affrontando l’ansia sottostante senza ricorrere alla compulsione. Alla fine del percorso terapeutico, Anna riuscì a limitare notevolmente i suoi rituali e a tornare a una vita sociale più attiva.

    Caso 2: DOC da Ordine e Simmetria – La Storia di Marco

    Marco, un uomo di 28 anni, si rivolse al terapeuta lamentando ossessioni legate all’ordine e alla simmetria. Sentiva il bisogno di organizzare continuamente oggetti sulla scrivania, allineare perfettamente i mobili in casa e ripetere le stesse azioni quotidiane in modo rigido e ritualistico. Qualsiasi deviazione da questo schema gli causava un’ansia insopportabile.

    Durante le sessioni psicodinamiche, emerse che Marco aveva sviluppato questo bisogno di controllo come meccanismo di difesa contro un ambiente familiare caotico e imprevedibile. Da bambino, aveva vissuto con un padre violento e una madre emotivamente distante, e il disordine emotivo della sua famiglia lo aveva spinto a cercare un senso di sicurezza attraverso il controllo e l’ordine esterno. Il comportamento ossessivo di Marco era un modo per ristabilire un equilibrio che, a livello inconscio, mancava nella sua vita.

    Un momento cruciale della terapia si verificò quando Marco riconobbe che l’ordine che cercava di imporre nel mondo esterno rifletteva un desiderio inconscio di sistemare il caos emotivo interno. Questa scoperta gli permise di iniziare a distaccarsi dai suoi rituali, lavorando sulla tolleranza dell’incertezza e dell’imperfezione nella sua vita. Alla fine del trattamento, Marco fu in grado di ridurre notevolmente i comportamenti ossessivi e iniziò a concentrarsi sul miglioramento delle relazioni interpersonali.

    Caso 3: DOC da Pensieri Intrusivi Aggressivi – La Storia di Sara

    Sara, 35 anni, si presentò in terapia ossessionata dal timore di poter fare del male ai suoi cari. Nonostante non avesse mai avuto comportamenti violenti, era tormentata da pensieri intrusivi in cui immaginava di ferire il suo compagno o il suo bambino. Questi pensieri la facevano sentire profondamente in colpa e spaventata, e per evitare qualsiasi possibilità di danno, sviluppò rituali mentali complessi e controllava ripetutamente che le sue azioni fossero “innocue”.

    Attraverso il lavoro psicodinamico, emerse che questi pensieri intrusivi erano legati a conflitti inconsci relativi alla sua aggressività repressa. Durante l’infanzia, Sara era stata costantemente scoraggiata dal manifestare rabbia o emozioni negative, poiché la sua famiglia vedeva questi sentimenti come inaccettabili. La sua aggressività repressa, non trovando uno sbocco consapevole, si manifestava ora sotto forma di ossessioni aggressive.

    Durante la terapia, Sara imparò a riconoscere e accettare la sua rabbia come una normale emozione umana, comprendendo che non era necessario sopprimerla o temerla. Questo insight le permise di ridurre gradualmente i rituali mentali e di affrontare i pensieri intrusivi senza reagire con compulsioni. Con il tempo, i pensieri aggressivi persero la loro intensità e Sara fu in grado di vivere con maggiore serenità, senza la paura costante di fare del male ai suoi cari.

    Questi casi clinici illustrano come l’approccio psicodinamico possa essere adattato ai diversi tipi di Disturbo Ossessivo-Compulsivo, permettendo ai pazienti di esplorare le radici profonde delle loro ossessioni e compulsioni. Attraverso la scoperta di conflitti inconsci e l’elaborazione di emozioni represse, i pazienti riescono a ridurre i comportamenti sintomatici e a ritrovare un equilibrio emotivo più sano. Ogni paziente presenta un percorso unico, ma tutti trovano nella psicoterapia psicodinamica uno strumento efficace per affrontare le cause profonde del disturbo e vivere una vita più libera.

    Shopping compulsivo

    Lo shopping compulsivo è un comportamento spesso sottovalutato, ma che può avere conseguenze devastanti sulla vita di chi ne è affetto. Simile a una dipendenza da sostanze, come alcol o droghe, lo shopping compulsivo spinge la persona a fare acquisti in modo incontrollato, indipendentemente dalle reali necessità o dalle possibilità economiche. Il desiderio di acquistare diventa un impulso irresistibile, che trascende la volontà e il controllo razionale.

    Questo comportamento è spesso una risposta a stress, ansia o a un tentativo di colmare un vuoto emotivo. Per molte persone, l’atto di fare acquisti può generare un senso temporaneo di piacere e gratificazione, come se si trattasse di una fuga dai problemi quotidiani. Tuttavia, questo sollievo è solo momentaneo e, a lungo termine, alimenta un ciclo di dipendenza che lascia la persona intrappolata in un vortice di spese e rimorsi.

    Le cause dello shopping compulsivo sono complesse e possono variare da individuo a individuo. Spesso, questo comportamento è il risultato di un tentativo di gestire emozioni negative. Una persona potrebbe, ad esempio, rivolgersi agli acquisti per alleviare sentimenti di solitudine, bassa autostima o depressione. In alcuni casi, lo shopping compulsivo è correlato a condizioni psicologiche più gravi, come il disturbo bipolare, in cui l’impulso a spendere eccessivamente si manifesta durante gli episodi maniacali, o la depressione, in cui gli acquisti diventano un tentativo di riempire un vuoto interiore o di ricercare un senso di controllo.

    Per molte persone, lo shopping compulsivo si sviluppa come un modo per far fronte a una mancanza di gratificazione nella propria vita. La persona può sentirsi insoddisfatta nelle relazioni, sul lavoro o nella vita personale, e gli acquisti diventano un modo per cercare un senso di appagamento che, però, si rivela effimero. È comune che, subito dopo aver effettuato l’acquisto, emerga un profondo senso di colpa o vergogna per il comportamento incontrollato. Questo porta spesso a una spirale negativa, in cui l’acquisto, anziché alleviare il disagio, lo intensifica.

    Le conseguenze dello shopping compulsivo si manifestano su diversi livelli, con un impatto significativo sulla vita quotidiana. Dal punto di vista economico, l’accumulo di debiti è una delle conseguenze più immediate. La persona tende a perdere completamente il controllo delle proprie finanze, continuando a spendere anche quando non se lo può permettere. Molti individui con questo problema si ritrovano a dover nascondere le spese ai propri familiari o partner, accumulando carte di credito o prestiti senza una reale capacità di rimborsarli. Il peso dei debiti e l’ansia associata possono portare a un deterioramento della qualità della vita, creando un senso di oppressione e preoccupazione costante.

    Dal punto di vista relazionale, lo shopping compulsivo può causare tensioni significative. I partner o i familiari spesso non comprendono la portata del problema e possono interpretare il comportamento come irresponsabile o egoistico. Questo può portare a conflitti, incomprensioni e, in alcuni casi, a una rottura delle relazioni. L’ossessione per gli acquisti può diventare così totalizzante che la persona finisce per trascurare gli altri aspetti importanti della propria vita, come il tempo passato con i propri cari o il benessere emotivo delle persone vicine.

    Un altro aspetto critico è la perdita del senso critico nei confronti degli acquisti effettuati. Chi soffre di shopping compulsivo spesso compra oggetti di cui non ha bisogno o che non può permettersi. Spesso questi oggetti rimangono inutilizzati o vengono dimenticati subito dopo l’acquisto, accentuando il senso di vuoto e insoddisfazione. Anche quando è evidente che gli acquisti sono inutili o dannosi, la persona si sente incapace di fermarsi, come in una sorta di trance.

    Il trattamento dello shopping compulsivo richiede un approccio complesso e personalizzato. Rivolgersi a uno specialista, come uno psicoterapeuta, è essenziale per individuare le cause scatenanti del comportamento e sviluppare strategie per gestirlo. La terapia psicodinamica può aiutare a esplorare i conflitti inconsci che alimentano l’impulso a spendere, mentre la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può essere utile per interrompere i circoli viziosi e sviluppare nuovi meccanismi di coping. In alcuni casi, soprattutto se il comportamento è legato a disturbi dell’umore come la depressione o il disturbo bipolare, può essere necessario un trattamento farmacologico per stabilizzare l’umore e ridurre gli impulsi.

    È importante non sottovalutare il problema dello shopping compulsivo. Spesso, chi ne soffre tende a minimizzarlo o a giustificare il proprio comportamento, ma nascondersi dietro gli acquisti non risolve le difficoltà emotive sottostanti. Riconoscere la natura del problema è il primo passo verso la guarigione. Solo affrontando i sentimenti di insoddisfazione, ansia o depressione che guidano il comportamento compulsivo sarà possibile superarlo e ritrovare un equilibrio nella propria vita.

    Con il giusto supporto terapeutico e una maggiore consapevolezza, chi soffre di shopping compulsivo può imparare a gestire i propri impulsi e riprendere il controllo sulle proprie finanze, relazioni e benessere emotivo.

    Risorse per Approfondire

    Massimo Franco
    Massimo Franco
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